Stadera: alla ricerca perenne di precari equilibri

Dal 22 al 30 aprile, presso la Sala d’arte Roberto Bontempo di Palazzo d’Avalos, si è tenuta “Stadera“, mostra personale di Guerino Taresco, musicista e pittore, artista a tutto tondo che dall’arte attinge giovamento e quiete interiore.

A cosa ti sei ispirato per realizzare questa tua ultima mostra?

Questa mia ultima mostra è dedicata alla “Stadera”, parola dialettale che indica una bilancia a mano. È un termine latino che significa equilibrio, tutta l’esposizione è rivolta all’equilibrio. Ci sono dipinti dedicati alla leggerezza, al movimento, alla calma totale. L’esposizione gioca proprio su queste forme di equilibrio che vivono, nascono, sono presenti dentro di noi, e che dobbiamo, in qualche modo, mantenere. Siamo alla ricerca perenne di precari equilibri. Ricordo che quando ero piccolo andavo con lo skateboard. Ero dunque sempre in equilibrio precario. È importante mantenere questa balance, come la chiamano gli anglosassoni.

L’esposizione è rivolta a qualcuno in particolare?

Non è rivolta a qualcuno in particolare. Direi che è rivolta al mio benessere. Tutte le cose che faccio devono colmare qualcosa che mi manca. Invece di spaccare tutto, correre con la moto, fare il delinquente, sfogo le mie primordiali emozioni in questo modo. La mia concezione dell’arte è diversa da quella che hanno le altre persone. Io faccio tutto per me, è tutto piacere mio. Poi, se questo mio benessere può essere condiviso e può essere accolto da altre persone, tanto di guadagnato. Di base è una cosa tutta mia. Provo piacere nel farlo, nel passare del tempo a studiare, a conoscere e parlare con le persone. È tutto collegato al mio piacere personale.

Cosa diresti ai ragazzi che vorrebbero intraprendere il tuo stesso percorso?

Ci sono tanti talent show, come Amici o Xfactor. Un mio amico, cantante e musicista, mi disse che non dovevo per forza presentarmi in un talent show per dire quello che volevo fare, dovevo farlo e basta. Qualsiasi strada una persona voglia intraprendere, si deve buttare e produrre concretamente.

La musica fa da colonna sonora alla mostra e accompagna i visitatori nel mondo intimo di Guero, un mondo fatto di svariate forme d’arte. 

“…un’opera d’arte, per dirsi tale, ha bisogno di due sguardi: quello dell’artista e quello di chi ha saputo meravigliarsi di fronte ad essa. Il secondo è certamente il più importante”

di Giulia Di Paolo