Alla ricerca della felicità

Alla ricerca della felicità eterna, tutti corrono dietro a questa cosiddetta felicità senza sapere che in realtà è un’attimo fuggente. Per alcuni essa si basa su cose da possedere: soldi,  case, gioielli.  Altri invece, quando pensano ad essa, pensano all’amore, a un sorriso, a un abbraccio. La felicità è un mistero, la nostra società sembra volerci costringere a essere felici tratteggiando una traiettoria ben delineata che si basa sul possesso. Ciò che ci mostrano nelle pubblicità sono modelli di perfezione che funzionano da esca per le nostre fragilità, impossibili da raggiungere, proprio perchè il cosiddetto “marketing” si basa sul gioco con la nostra insoddisfazione continua. La realtà però, è lontana da quella che ci mostrano, ma questi desideri impossibili che ci vengono imposti, ci spingono a desiderare ciò che ci viene mostrato e a lavorare per ottenerlo ma, una volta ottenuto, ci sentiamo insoddisfatti e vuoti e torniamo al punto di partenza, pronti ad una nuova ossessionata ricerca. Questa continua ricerca, causa l’infelicità della società, il non desiderare mai ciò che si ha, ma ciò che si potrebbe avere. Ognuno di noi pensa ai propri obbiettivi, alla frenetica corsa verso l’inafferrabile. Guardiamoci intorno, fermiamoci un instante,  possiamo cogliere l’infelicità che ci circonda, alla metro con gli sguardi bassi che fissano il vuoto, la testa tra le mani, la stanchezza. Persone costrette a lavori malpagati, in posti alienanti, con orari impossibili, sempre lontani dai propri cari. Come possiamo non chiederci il senso di tutta questa infelicità? David Foster Wallace nel 2005 tenne uno straordinario discorso ai giovani diplomandi del Kenyon College (Ohio), egli diceva che sta a noi capire e carpire il problema del mondo in cui viviamo. Solo noi possiamo scegliere cosa pensare e come vivere la nostra vita, la nostra felicità riguarda proprio questo, “perchè i banali luoghi comuni possono essere questione di vita o di morte” (Foster Wallace).

Aurora Venticinque, III BL