Tour dei laboratori scientifici dell’UNIMOL

Sabato 14 maggio, un gruppo di studenti del Polo Mattioli, accompagnato dalle docenti Rosa Lo Sasso e Albina Lalli, si è recato nella sede dell’Università degli Studi del Molise a Pesche, in provincia di Isernia. Quello stesso giorno i nostri ragazzi, che già in precedenza hanno avuto modo di entrare in contatto con l’ambiente universitario grazie ad un corso di genetica, si sono avventurati nei meandri della struttura alla scoperta dei diversi laboratori e aule presenti all’interno, assistendo a spiegazioni e seminari. La visita è stata resa possibile grazie alla collaborazione e disponibilità del docente responsabile della sede, Gino Naclerio, che ha accolto e accompagnato gli studenti all’interno dell’edificio. 

La prima tappa del viaggio è stata il laboratorio di microbiologia, collocato al primo piano della struttura, dove il ricercatore Antonio Bucci ha esordito trattando di alcuni dei principali campi di ricerca dell’istituto, come il biorisanamento, lo studio dei geni marcatori ed il rapporto che vi è tra batteri e tartufi locali. Ha poi continuato con un breve tour del laboratorio e spiegazione dei vari macchinari presenti, tra i quali spiccavano un incubatore, delle cappe a flusso laminare e vari strumenti utilizzati per l’analisi del DNA.

La seconda tappa è stata invece il laboratorio di biologia molecolare e cellulare. Qui gli studenti sono stati accolti da due giovani dottorande che hanno mostrato ai ragazzi il loro ambito di ricerca, ovvero le cellule tumorali. In particolare, la spiegazione è stata basata sul fenomeno dell’autofagia, che normalmente avviene all’interno del corpo umano, e di come la lactoferrina, una proteina globulare, possa essere utilizzata per fronteggiare le patologie infiammatorie. Le dottorande hanno anche risposto ad alcune domande poste dagli studenti del Mattioli, che si sono dimostrati particolarmente interessati all’argomento.

È stata poi la volta del laboratorio di biologia vegetale, dedicato alla ricerca della biodiversità locale attraverso il fitorimedio. Anche in questo caso i ricercatori hanno presentato tutta una serie di strumenti indispensabili per il loro lavoro, come il densitometro, termociclatore per PCR, e un contenitore di bromuro di etidio, una sostanza tossica usata per l’elettroforesi.

Infine, gli studenti si sono recati nel laboratorio di floristica, dove hanno partecipato ad un’attività interattiva che li ha visti protagonisti. La referente del dipartimento, Gabriella Sferra, li ha coinvolti nella risoluzione di un fittizio caso di omicidio. Grazie alle conoscenze acquisite, alle prove disposte sui tavoli e alle indicazioni della professoressa, i ragazzi sono riusciti a risolvere il mistero contenuto in diverse capsule di Petri con tracce del luogo dell’assassinio. Tutto ciò è stato reso possibile soprattutto grazie alla tecnica del DNA barcoding, rivelando nuovamente l’importanza della biodiversità.

Nel pomeriggio, dopo una breve pausa pranzo, si è tenuto un seminario sulla biochimica degli alimenti, incentrato in particolare sull’effetto degli antiossidanti e dei radicali liberi sulla salute.

Tra le varie attività, c’è stata la possibilità di rivolgere qualche domanda al microbiologo Antonio Bucci, ricercatore all’UNIMOL da numerosi anni.

Com’è nata la sua passione per la microbiologia?

La passione per la biologia è nata presto, già da bambino c’erano delle cose che mi interessavano molto. Ricordo, ad esempio, l’esperimento con i fagioli nel bicchiere di plastica e l’ovatta, che credo tutti voi abbiate fatto. Mi interessava, quando andavo al fiume, osservare i girini, prenderne alcuni e portarli a casa per veder il loro processo di trasformazione. Era una passione innata che nel tempo, soprattutto durante le scuole superiori, mi sono convinto di voler proseguire all’università. Inizialmente volevo studiare scienze veterinarie avendo una grossa passione per gli animali. In quegli anni in cui stavo decidendo che direzione prendere come studente ho visto che ad Isernia era stato aperto questo primo corso di laurea triennale in scienze e tecnologie bioanalitiche. Facendo una serie di considerazioni personali, ho reputato che forse poteva andar bene e mi sono iscritto. Mi sono avvicinato alla microbiologia successivamente, nel periodo di laurea magistrale e mi sono appassionato così tanto che poi ho deciso di partecipare a un concorso per dottorato di ricerca, e una volta passato, è stato quasi naturale seguire la strada della microbiologia.

Quali sono le principali problematiche che affronta quotidianamente?

Questa è una domanda abbastanza difficile, perché in generale il percorso che ho scelto di intraprendere non è un percorso facile per nessuno. È un percorso dove anche la precarietà lavorativa incide in maniera significativa sulla persona. Credo che la cosa importante per riuscire ad andare avanti sia quella di nutrire una forte passione per il lavoro che si svolge, mantenere chiaro l’obiettivo a cui si vuole arrivare e sperare che tutto vada bene. Come in tutte le cose ci vuole passione, preparazione e bisogna avere anche la fortuna che il lavoro che si fa in qualche modo venga riconosciuto e sia ripagato da gratificazioni professionali.

Quali crede che siano gli sviluppi per il futuro della biologia? Continuerà ad essere studiata?

Assolutamente di sì. Credo che la biologia in generale sia una disciplina che incida profondamente, forse anche più di quanto noi non immaginiamo sulla nostra vita. È importantissimo portare avanti attività di ricerca in ambito biologico, comprendente diverse tematiche come la salute, l’ambiente ed una serie di contesti che incidono profondamente sulla vita d tutti noi. Nell’ambito della microbiologia si studiano gli organismi che in natura sono importantissimi nel mantenimento dell’equilibrio degli ecosistemi e per la salute dell’uomo quindi non credo che ci sarà mai un esaurimento di interesse per le materie biologiche. Perché la biologia riguarda tutti da vicino ed è talmente vasta che è impensabile credere che ci sarà mai una fine.

Di Giuseppe Colameo e Stefania Capuano