Musica, una connessione tra anime

Aspettavo da molto scrivere qualcosa su questa magnifica forma d’arte e finalmente, il momento è arrivato.
La musica è un collegamento tra l’anima di chi suona o canta, a quella di chi ascolta; la musica permette di esprimere una qualsiasi emozione quando non hai la forza o la volontà di farlo a parole, spinge ad aprirti al mondo intero e te lo fa guardare da punti di vista che non avevi neanche mai notato. È qualcosa che ti riempie quando ti senti vuoto, È la sensazione che provi quando guardi il mare brillare al tramonto. Qualsiasi strumento anche da solo è in grado di emozionare, ma la parola “emozionare” non si tramuta direttamente in lacrime, ma vuol dire che qualcosa dentro te si muove, qualcosa alla quale non riesci ad arrivare in nessun modo se non col dolce suono del piano forte, o con quello drammatico del violino…
Sin da quando avevo più o meno 4 anni, il canto mi ha accompagnato ovunque, ogni anno, ogni mese e ogni giorno della mia vita e non mi ha mai abbandonata. Il mio sogno è sempre stato quello di emozionare tutti con la mia voce; mentre si canta, ci si trova sempre davanti ad un bivio, ovvero: “Mi concentro sulla tecnica, oppure mi lascio andare all’emozione e se sbaglio non fa niente?”. Io da un po’ di anni ho capito che tutto ciò che devo fare è chiudere gli occhi e pensare a tutti i momenti felici e soprattutto ricordarmi che in quel momento sto facendo la cosa che amo di più, poi tutto il resto verrà da se. Quando si canta e si suona in gruppo, ti senti come a casa, anche se sono persone che non avevi mai visto prima, senti di averle viste spogliate di tutte le loro insicurezze e segreti, anche solo per tre minuti (il tempo medio di una canzone). Questi momenti riescono a tirarmi su, perché con la musica riesco a sfogare tutto il male che si crea dentro me, tutte le paranoie, i pensieri ossessivi e le mancanze spariscono grazie ad essa. Ho fatto alcuni concerti, non generalmente importanti ovviamente, ma per me lo erano tutti, l’ansia era la stessa e l’emozione cresceva sempre di più; Molte volte mi è capitato di vedere gente che piangeva tra alcune file e gente che registrava tra altre, e questo mi è sempre piaciuto e soprattutto ha aumentato la mia sicurezza, ma l’emozione più grande per me, è l’applauso finale, quello che determina due cose: la prima è il pensiero di sollievo di aver finalmente finito di cantare senza sbagliare, e il secondo è la consapevolezza che c’era un mucchio di gente che era lì per guardare e ascoltare te. Ultimamente ho cantato anche con un orchestra, un esperienza immensa; è fantastico come pensi di sentire un unico strumento all’unisono, quando in realtà è un insieme di anime che si legano tra loro tramite le note. Mi facevo trasportare dolcemente da ogni strumento che stava accompagnando la mia voce, e mi sono goduta ogni nota che cantavo e sentivo. Non nasconderò che per inseguire questa passione, si deve essere molto forti psicologicamente ed essere preparati a qualsiasi critica o fallimento. Io ad esempio queste doti non le ho, e quando penso che molto probabilmente non arriverò dove voglio, cado in una voragine di sconforto. Ma d’altronde è tutta questione di forza di volontà (e detto fra noi anche un po’ di fortuna), e alla fine rimani tu da solo a dover combattere con le tue difficoltà, e se non superi tutti gli ostacoli che la vita ti propone, non riuscirai mai ad arrivare su un palco in qualche capitale in Asia, o in America… Io però anche se dovrei già iniziare a pensarci, per ora mi limito a godermi la parte bella del mondo della musica, quel mondo che permette di ritrovare te stesso, quando pensi di esserti perso.
Antonia Nocca, III C