La questione israelo-palestinese

Il conflitto arabo-israeliano è un conflitto politico-militare che vede contrapposti lo Stato di Israele da una parte e i palestinesi e i Paesi Arabi circostanti dall’altra.

Le sue origini  derivano dalla nascita del sionismo nel XIX secolo, ovvero dell’affermazione politica del diritto all’autodeterminazione del popolo Ebraico in quell’area che è definita “Terra di Israele”. Infatti il territorio geografico della Palestina , allora sotto il dominio turco ottomano, era infatti considerato allo stesso tempo dal movimento sionista come patria storica del popolo ebraico e dal movimento nazionalista palestinese come territorio appartenente ai suoi abitanti arabi Palestinesi. Inoltre tale zona assunse un grande valore strategico sia dal punto di vista economico che militare per i conquistatori ottomani a causa della presenza di ingenti giacimenti petroliferi ma anche per la sua posizione situata al centro tra l’Oriente ed Occidente. Pertanto i popoli arabi che ci vivevano svilupparono una forte identità nazionale. 

La prima guerra mondiale cambiò completamente lo scenario geopolitico del Medio Oriente, con la caduta del millenario Impero Ottomano e la creazione di mandati francesi e inglesi in tutta l’area. Il primo vero successo del movimento sionista fu ottenuto grazie alla celebre “Dichiarazione Balfour”, in cui gli inglesi, mandatari in Palestina, si impegnavano nella “costruzione di un focolare ebraico” nell’area e allo stesso tempo nella salvaguardia dei diritti della popolazione araba. Tuttavia si istaurò l’Opposizione dominata da un clan aristocratico di Gerusalemme, i Nashashibi, che adottava una linea decisamente più morbida nei confronti dell’yishuv. Intanto gli inglesi cercavano di sedare la rivolta e Whitehall per accattivarsi tutto il mondo arabo alla vigilia del secondo conflitto mondiale, pubblicò il “Libro Bianco”sulla Palestina: qui pose grossi limiti all’immigrazione ebraica, vietando l’acquisto di terreni all’yishuv e promettendo l’indipendenza politica entro dieci anni ai palestinesi. Tuttavia il 29 Novembre 1947 fu approvato un piano di spartizione, chiamato risoluzione 181 che prevedeva il 55% del territorio affidato agli ebrei, il 40% agli arabi e la zona di Gerusalemme posta sotto controllo internazionale. 

L’yishuv accolse con gioia la risoluzione mentre invece l’AHC la respinse con decisione, ritenendola iniqua e innescando un’ondata di disordini. L’ALA (esercito di liberazione arabo) iniziò presto a scontrarsi con l’Haganah e le altre formazioni militari ebraiche. 

Tutto ciò si trasformò ben presto in una vera e propria guerra civile, anche a causa dell’annuncio del ritiro inglese e della fine del Mandato entro il 15 maggio del 1948.

Un altro problema del conflitto era legato ai profughi. Infatti tale fenomeno si fece più frequente in seguito all’Olocausto ed il loro ritorno era impedito con rastrellamenti. Inoltre il Gabinetto decise di impedire qualsiasi rientro poiché avrebbe comportato conseguenze politiche ed economiche disastrose per il paese. Per porre fine al dilemma Israele formulò allora nell’inverno del ’49 il cosiddetto “Piano Gaza”, che avrebbe previsto l’assegnazione della striscia di Gaza all’yishuv a discapito dell’Egitto, in modo da ospitare all’interno dei confini israeliani tutti i profughi palestinesi lì presenti.  Tuttavia la proposta naufragò e Tel Aviv accettò di ospitare 75000 profughi.

I palestinesi uscirono di scena per un ventennio fino al 30 maggio del 1964 con la nascita dell’OLP (Organizzazione per la liberazione della Palestina). In quegli stessi anni iniziavano le azioni militari di Al-Fatah, creata dal futuro leader dell’OLP Yasser Arafat. Si combatterono in seguito varie battaglie, quali la guerra dei sei giorni (1967) e quella del Kippur (1973), che comportarono alla perdita del Sinai a discapito dell’Egitto e che terminarono con il trionfo della Palestina. Nel 1979 Israele ed Egitto firmarono la pace. Nel 1982 Israele condusse un’operazione militare in Libano contro le basi dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp) nei campi profughi libanesi.

Nel 1987 scoppiò l’Intifada nelle regioni occupate di Cisgiordania e Gaza. Tra i protagonisti del conflitto, nato da una rivolta popolare, vi era il neonato movimento di resistenza islamica Hamas, sorto dall’iniziativa di alcuni leader dei Fratelli musulmani, che sosteneva a tutti i costi la resistenza armata seguendo le prerogative dell’Islam. 

Gli Stati Uniti d’America tentarono di sottomettere la Palestina trionfando durante la guerra del golfo del 1991. Essi avevano intenti puramente economici infatti volevano appropriarsi delle risorse petrolifere del paese. Nel 1993 si arrivò all’accordo di Oslo tra Arafat e Rabin che fu interrotto in seguito alla morte dell’ultimo. Hamas giunse alla conclusione di indurre tentati suicidi con la scusa di favorire la Jihad (guerra santa). Una serie di attentati portò allo scoppio della seconda Intifada nel 2000, molto più violenta della prima. Le dimissioni di Barak hanno riportato al potere la destra con Sharon che comandò la costruzione di un Muro per separare palestinesi e israeliani. Questo alone di odio ha portato alla salita su Hamas nel 2006 nelle elezioni per il rinnovo del Consiglio legislativo palestinese. Due anni dopo Hamas cacciò l’Olp dalla Striscia e ne assunse il controllo. Israele impose allora un blocco terrestre e navale a Gaza. Da allora l’esercito israeliano ha invaso brevemente per tre volte la zona:nel giugno 2006 dopo il rapimento del soldato israeliano Gilad Shalit, a cavallo fra il 2008 e il 2009 e nel luglio 2014 in risposta a lanci di missili contro Israele. 

Dopo qualche anno di tranquillità, la polveriera palestinese è tornata ad esplodere, colpendo Israele e la striscia di Gaza. Il 10 maggio 2021 il gruppo politico e paramilitare palestinese Hamas ha sferrato un attacco missilistico contro Israele colpendo obiettivi sensibili della Città Santa e imponendo l’immediata evacuazione (tra le altre cose) dei fedeli ebraici al Muro del Pianto. Il motivo dell’attacco da parte di Hamas si evince dall’incremento della politica espansionistica di Israele degli ultimi mesi: il Paese governato da Benjamin Netanyahu ha infatti recentemente occupato il quartiere palestinese di Sheikh Jarrah (Gerusalemme Est), distruggendo diversi stabili e costringendo delle famiglie palestinesi ad abbandonare le loro case, secondo una dinamica consolidata dall’ormai lontano 1948, anno della fondazione dello Stato di Israele. Sempre Israele aveva inoltre recentemente approvato delle rappresaglie da parte della polizia contro i palestinesi presso la Spianata delle Moschee, a Gerusalemme, fuori e dentro la storica Moschea di al-Aqsa.

Mariafrancesca Dionisio, III C