Le Beghine e la determinazione delle donne

Tra l’XI e il XIV secolo l’occidente medievale visse tutta una serie di trasformazioni di carattere socioculturale, economico e spirituale. Si iniziarono a diffondere movimenti pauperistici, per la maggior parte laici, che richiamavano la Chiesa alla povertà e alla semplicità delle sue origini. Oltre ai Patarini, ai Valdesi,  ai Catari, ai Poveri di Lione, vi era, tra questi movimenti, anche quello delle Beghine.

Il termine beghina era probabilmente utilizzato con connotazione dispregiativa e derisoria da parte dei membri delle istituzioni ecclesiali più antiche che guardavano con sospetto e timore la nascita in seno alla Chiesa di simili formazioni.

Per conoscere la grandezza delle beghine bisogna però prestare attenzione al contesto storico e al ruolo che le donne avevano nella società del tempo. Da sempre lette come subalterne all’uomo, fisiologicamente e spiritualmente deboli, difettose nel corpo e nella forza morale, non le si pensava adatte a creare una corrente di spiritualità che tuttavia le beghine realizzarono influenzando la mistica del loro tempo e quella dei secoli successivi

A motivarle fu un passo di San Paolo tratto dalla lettera ai Galati dove si  legge :“non esiste uomo né donna: tutti voi siete una sola persona in Gesù Cristo”. Sulla base di queste parole sempre più donne iniziarono a desiderare un ruolo attivo nei vari contesti e una riconoscenza per l’impegno religioso.

Avevano le loro abitazioni ai margini della città dove sostentavano i poveri e i mendicanti. Vivevano riunite in piccole comunità, in case vicino a chiesette ed infermerie. Lavoravano e pregavano in povertà, in castità e in totale autonomia senza seguire regole monastiche. Amavano e aiutavano il prossimo, curavano i malati, si occupavano di vegliare sui morti, filavano e tessevano (da qui il colore della lana che lavoravano, “beige”).

La Chiesa iniziò a perseguitarle come eretiche, molte subirono diffidenze e persecuzioni dell’Inquisizione e alcune furono persino bruciate sulla pubblica piazza, come nel caso della beghina francese Margherita Porete. 

Le beghine incarnano una delle esperienze di vita femminile più libere della storia. Laiche e religiose al tempo stesso, vissero in totale indipendenza dal controllo maschile (familiare ed eccelsiastico) e la libertà di cui godevano è inseparabile dalla rete di relazioni che stabilivano primariamente tra loro, con Dio e con il resto delle donne e gli uomini delle città in cui vivevano.

Lo spazio di libertà che esse rappresentarono genererà qualcosa di nuovo e di non previsto nella cultura dell’epoca. Approfondire la loro storia porta a comprendere la forza e la determinazione delle donne.  

Sara Di Rocco