Curiosità su Teodorico il Grande

Teodorico il Grande, re degli Ostrogoti, dopo aver sconfitto Odoacre, dal 493 al 526 diviene promotore di un nuovo periodo artistico in Italia, definito età teodoriciana, che unirà caratteri classici e barbari. 

Fu condannato alla damnatio memoriae, poiché di religione ariana; infatti, nel mosaico del registro inferiore della basilica di Sant’Apollinare Nuovo a Ravenna, detto il “Palazzo di Teodorico”, le figure del sovrano ostrogoto e della sua corte regia furono cancellate e sostituite da tende bianche decorate. Le tracce di questo atto sono ancora visibili nel mosaico, dove restano le mani delle figure umane che erano qui rappresentate.

Nonostante fosse di origine barbarica, visse per lungo tempo nella ricca metropoli di Bisanzio come ostaggio (era stato inviato da suo padre, già re degli Ostrogoti, come sigillo di fedeltà al trattato di pace stipulato fra questi e Leone I), imparando il greco e assumendo un comportamento galante e mansueto. Anche per questo motivo si propose come continuatore del classicismo greco-romano, influenzandolo di quando in quando con elementi architettonici extraimperiali. Il re fu molto clemente: trattò sia Romani sia Goti con i medesimi pesi e misure: ai primi furono affidate quasi tutte le cariche civili, ai secondi tutti gli uffici militari. 

Aveva gusti gastronomici particolarmente forti: adorava l’aglio, il cinghiale, il vino e le lenticchie. Dopo aver sconfitto i Goti, decise di avere con loro un banchetto luculliano per la riconciliazione. Quando mangiava, inoltre, richiedeva lo sfarzo assoluto: posate, piatti, contenitori dovevano essere d’oro o d’argento. 

Circolano diverse leggende circa la morte di Teodorico, la più famosa, rielaborata dal Carducci nell’opera “La leggenda di Teodorico”, narra che mentre questi stava facendo un lungo bagno gli fu recapitato un annuncio riguardo l’avvistamento di uno strabiliante cervo dalle corna auree e gli zoccoli argentati.

Il sovrano, cercando di rincorrerlo per catturarlo, salì in sella a un cavallo nero che prese a correre velocissimo portando con sé Teodorico, che scorse a poco a poco le più variopinte e spettacolari bellezze della natura, fino a ritrovarsi a galoppare sull’acqua, per poi alzarsi in volo. Arrivato al cratere di un vulcano, il cavallo, imbizzarritosi, lo disarcionò facendolo cadere nella bocca del vulcano e, mentre era in aria, vide alcune montagne che assunsero la forma del volto di Severino Boezio, magister ufficiorum di Teodorico (e noto filosofo), che quest’ultimo, dopo una controversia intestina, aveva fatto incarcerare e uccidere. 

Fece costruire il proprio mausoleo, di marmo d’Aurisina, a Ravenna. La cupola del monumento è costituita di un unico blocco monolitico del peso di oltre 230 tonnellate. È stato supposto che per farlo arrivare in cima sia stato adoperato lo stesso sistema delle piramidi, ossia mettendo insieme un grosso mucchio di terra per poi farla scivolare su dei tronchi di legno; secondo altri sarebbe stato tirato su con delle funi, ma di fatto tutt’oggi non si conosce con certezza il metodo utilizzato dai suoi costruttori per realizzarla.

Michelangelo Grimaldi