IL TEMPO DELLA VITA

Brava Greta Failla, della classe IV BL del Liceo Scientifico delle Scienze Applicate del Secondo Istituto di Istruzione Superiore “A. Ruiz” di Augusta, per essere riuscita con il suo significativo racconto a farci riflettere su quanto sia importante non distrarsi nella vita, in primis  quando si è in motorino e si è responsabili per sé e per gli altri e poi in tutti gli altri momenti preziosi dell’avventura che chiamiamo “vita” proprio per non rischiare di perderne nemmeno un attimo.

 

Felicia da tutti i suoi amici si faceva chiamare Lila.

Invece i suoi genitori l’avevano chiamata così perché aveva portato la luce nelle loro vite, era stata una bimba molto desiderata, migliorandoli per sempre.

Lila era una di quelle persone che facevano la doccia anziché il bagno, perché facendo di fretta non aveva il tempo per pensare. Pensare a tutte le prese in giro che una bimba di 14 anni non merita, prese in giro di cui, a distanza di 4 anni, erano rimaste le cicatrici.

In quel periodo della sua vita stava andando tutto molto bene, con sua grande soddisfazione era riuscita a sentire uscire dalla bocca dell’esaminatore di scuola guida la parola ‘promossa’.

Quando qualcuno ci ripete spesso la stessa cosa finiamo per non farci quasi più caso, concentrandoci su altro, fu proprio quello che accade quella sera quando Lila comunicò tutto ai suoi genitori. Come sempre venne lodata con tanti complimenti, loro provarono a dimostrarle amore e tanto orgoglio, ma lei era troppo impegnata nello scrivere ai suoi amici questa nuova notizia, ricevendo affetto e complimenti tramite uno schermo, senza far caso davvero a quello che aveva appena davanti agli occhi.

Più volte Lila si rese conto di andare sovrappensiero quando guidava il motorino e proprio per evitare ciò spesso infilava le sue cuffiette alle orecchie, rischiando quasi di sbandare troppo per cambiare melodia.

Questo fu ciò che accadde una sera in cui pioveva, nonostante le raccomandazioni da parte dei familiari riguardo alla pericolosità delle strade bagnate, evitò di ascoltare queste parole come evitava di ascoltare i suoi pensieri. Si sarebbe appunto dovuta vedere con due amiche, entrambe su un altro motorino e fu proprio durante il tragitto insieme che Lila, provando a seguirle alla stessa velocità elevata con  cui andavano, tirò fuori il telefono dalla tasca per cambiare canzone, guidando con una mano sola, venendo rapita però per troppo tempo da quel dispositivo elettronico che teneva in mano.

Non rispettò la precedenza dell’incrocio e si ritrovò sull’asfalto bagnato, mentre da quella posizione orizzontale guardava la pioggia scendere, incapace di muovere ogni singolo muscolo, i suoi occhi pian piano andavano chiudendosi.

Quando li riaprì sembrava non essere mai accaduto, si svegliò nello stesso identico posto dell’incidente ma non vi era una singola anima, una singola persona, corse consumando l’aria nei suoi polmoni nella speranza di trovare qualcuno, ma ogni speranza fu vana e tutto continuò ad essere di un silenzio troppo rumoroso.

Dal nulla si sentì una voce, che veniva quasi dall’esterno di quel mondo, più di una, voci che si frapponevano l’una con l’altra.

‘Il ferito è incosciente, ragazzina, sicuramente minorenne, dobbiamo avvisare i genitori’.

Lila non ebbe neppure il tempo di pensare a quelle parole perché apparve in fondo allo stradone uno schermo enorme, che occupava tutta la strada e una buona parte del cielo.

Si illuminò e iniziarono ad apparire diversi video, ma non video normali, erano spezzoni della sua vita, immagini e video, dalle cene nelle quali lei non era stata partecipe perché troppo impegnata ad usare il suo dispositivo elettronico, ai tramonti che aveva perso perché era meglio fotografarli o registrarli durante i suoi viaggi in motorino. Tutti i momenti in cui era stata amata ma non aveva amato a sua volta e tutti quelli in cui aveva rischiato la vita guidando ma venendo puntualmente salvata dal buon senso degli altri.

Lila non sapeva con esattezza quanto tempo era stata in quella dimensione mai vista né sentita prima, eppure qui aveva troppo tempo per pensare.

Pensò che quando sarebbe tornata a casa forse un bagno lo avrebbe fatto, perché non si scappa dai problemi, pensò che quando sarebbe tornata si sarebbe goduta ogni momento con chi la amava, pensò che ognuna delle più piccole cose che sottovalutava nel suo vecchio mondo sarebbero state le più belle in quello che avrebbe creato, quelle che le mancavano di più.

Lila pensò che la vita è davvero come un viaggio in motorino, può andare bene, puoi goderti al massimo la sensazione dell’aria sul viso, ogni colore del tramonto; ma che è facile sbandare e cadere, a questo punto si può decidere.

Rialzarsi o restare sull’asfalto?

Rialzarsi o restare sull’asfalto?

Godersi quello che prima si evitava o restare sull’asfalto?

Diventare più prudenti o restare sull’asfalto?

Ma soprattutto, evitare i problemi affrontandoli in prima persona o restare sull’asfalto?

Lila decise di vivere, di stringere i suoi genitori e chiedere loro perdono per ogni volta che non si era comportata in maniera opportuna, di guardare i tramonti e restare estasiata da ogni colore che vi era  dipinto come le tele al museo che prima le piaceva tanto ammirare, di godersi la fresca aria sul viso di ottobre.

Ma, soprattutto, di vivere per chi non aveva scelto di morire durante un incidente simile al suo, chi aveva sempre fatto la cosa giusta, ma non era stato ricambiato dagli altri attorno a lui.

Appena sveglia, in un lettino dell’ospedale, si perse, ma non in quei pensieri brutti, si perse nell’abbraccio di chi la amava davvero, nell’abbraccio di chi era riuscito, anche se inconsapevolmente, a farla uscire da quell’universo, in cui era rimasta intrappolata.

Greta Failla IV BL