Il buco nero: la costellazione della mia anima

 

Vivo nella condanna del tempo,
ancorato ai ricordi del passato.
Perennemente bloccato nei pensieri,
frenato dall’angoscia della pecca,
eternamente in un bilico di irresolutezza.

Vivo nella condanna del mio mondo,
appesantito dalla missione in terra straniera,
di chi non è conforme agli altri
e non riesce ad essere percepito come eguale.

In un mondo vuoto,
che ti divora e ti dimentica,
arrenditi:
l’amaro gelo dell’oceano
inghiotte il dolce chiarore di luna,
e io, una misera vela fradicia e forata
ai confini del mondo,
con gli occhi cremisi che vedono la tempesta oltre l’orizzonte,
mi lascio ammaliare dalla voce suadente:
la forza irresistibile di arrendermi alla paura,
di cadere nell’abisso.

Col cuore in gola che batte forte fino a poterlo sentire senza che mi tocchi il petto,
con la pelle che va in fiamme, bramante come carta che si riempie avidamente d’inchiostro;
per un attimo uno spiffero attraversa il mio vuoto,
e per quell’attimo la vela rimane immobile sulla superficie dell’acqua,
col suo tocco gelido, ma che da respiro, come una boccata d’aria fresca dopo una vita di apnea,
il buco nero diventa la costellazione della mia anima,
interrompendo la sua discesa negli abissi di catrame nero.

Alieno dagli occhi cremisi,
con una voragine nella tua vela,
riuscirai a tornare a casa, seppur il vento non soffi?
Maria Sofia Spadaro IIIB Liceo Classico – Istituto “G. Carducci” – Comiso (RG)