COME UNA FARFALLA

Anche da ciò che è apparentemente brutto può nascere bellezza proprio come fa una bella farfalla dal bruco. Bello il messaggio che ci lancia Bianca Zerbo, alunna della IV BL del Liceo Scientifico delle Scienze Applicate, del Secondo Istituto di Istruzione Superiore “A. Ruiz” di Augusta. Un messaggio pieno di speranza che allude ad un’idea profonda di bellezza, quella in grado di salvare il mondo. 

La porta delle farfalle di Librino è la più grande struttura al mondo in bassorilievo ceramico, lunga oltre 1,5 km. Ci sono 50 opere in terracotta realizzate da 25 artisti e architetti, 20 licei artistici italiani e 15.000 bambini e mamme del quartiere di Librino. Questo murales simboleggia la bellezza, la rinascita, la meraviglia e la speranza. Le farfalle della porta sono state realizzate dal mecenate Antonio Presti e, come i bruchi attraverso la metamorfosi diventano farfalle, c’è la speranza che anche in questo quartiere periferico avvenga una metamorfosi attraverso il linguaggio dell’arte. Le farfalle, infatti, rappresentano proprio il processo di ricostruzione, trasformazione, rinascita ed evoluzione e il quartiere di Librino è stato scelto come una sorta di museo all’aperto. Questo perché talvolta si ha un’immagine negativa di questo quartiere troppo spesso emarginato. L’impegno, la fatica e lo sforzo per la realizzazione del murales sono stati ripagati dagli immensi sorrisi che regala ogni giorno. Il vero artista dell’opera non è Antonio Presti, ma tutti i bambini e le mamme che hanno modellato la ceramica, dando alla porta il più nobile degli obiettivi: risvegliare nella popolazione il valore della condivisione, della pratica artistica collettiva e della bellezza. La bellezza è un’arma contro la rassegnazione, contro la paura e contro l’omertà come diceva Peppino Impastato. La bellezza, quindi, è uno strumento di salvezza. Come dice Dostoevskij, la bellezza salverà il mondo. Ma questa affermazione che vuol dire oggi per noi? Per Dostoevskij la bellezza è la massima espressione dell’anima umana, è una fonte di speranza e di ispirazione per l’uomo. La bellezza è la qualità che suscita ammirazione e fa nascere incanto. Non si limita all’esteriorità perché questa può mostrarsi in diverse forme, può essere espressa attraverso una rappresentazione pittorica o artistica, come il murales, può dimostrarsi attraverso la musica, attraverso un paesaggio e, perché no, anche attraverso un piatto di pasta per la sua composizione, i suoi sapori, e i suoi odori. Secondo Dostoevskij la bellezza è in grado di suscitare emozioni positive e riesce a portare l’uomo ad una maggiore comprensione di sé e degli altri. Oggi per noi è fondamentale. In un’epoca come la nostra in cui regnano i conflitti armati, il caos e la guerra, la bellezza rappresenta una via di fuga dall’odio e ci ricorda che, nonostante tutto, c’è sempre qualcosa di positivo nella vita. Così in noi nasce una forza che ci permette di lottare per un mondo migliore. La bellezza ci porta ad amare noi stessi e gli altri, in quanto tutti portatori di bellezza. “Bisognerebbe educare la gente alla bellezza” perché solo attraverso questa riusciamo a superare i nostri limiti, a trovare nuove opportunità, a vivere nuove esperienze e ad allargare i nostri orizzonti. La bellezza ci insegna a sognare. Per Dostoevskij e per Peppino Impastato la bellezza è una forma di resistenza al male e alle ingiustizie e lì, dove il male e l’egoismo sembrano prevalere, la bellezza è una forma di speranza e di libertà. Perché non c’è niente, oltre alla bellezza, che riesca ad attraversare i secoli, a smuovere le coscienze e a parlare un linguaggio universale nel tempo e nello spazio. Il motivo è anche biologico, perché, di fronte a qualcosa di bello, il cervello dell’uomo attiva dei meccanismi di riconoscimento (che, grazie alla tecnologia, gli scienziati hanno individuato con la tac) e si è dimostrato che la bellezza ha una radice obiettiva riconosciuta da tutti. Purtroppo, la nostra cultura vede la bellezza come una costruzione del corpo e non come totalità dell’anima e della persona. Così si diffondono sempre di più i metodi di operazioni plastiche come il botox, le protesi, chi si fa il trapianto di capelli, chi si ricostruisce i denti, pensando che tutto questo li renda migliori, “più belli”. Queste sono bellezze costruite e l’unica cosa che riescono a trasmettere è la precarietà delle cose, quando invece la bellezza deve infondere un sentimento di immortalità e di eterno. Nella storia dell’uomo il concetto di bellezza si è evoluto. Per i Greci la bellezza era intesa come “bello e buono”, cioè doveva conciliare la bellezza esteriore con lo stato psicofisico dell’uomo e, per rappresentare ciò, bisognava avvicinarsi alla natura. Nel romanticismo la bellezza è strettamente legata al concetto di sublime: quella sfera di sensazioni che si provavano osservando grandi paesaggi come un tramonto infuocato o il mare in tempesta. Il concetto di bellezza cambia anche con l’impressionismo, con il quale per catturare la bellezza bisognava catturare l’attimo fuggente, che era diverso da quello immediatamente precedente e da quello immediatamente successivo. Mentre oggi l’arte contemporanea viene accusata di trascurare la bellezza a favore della provocazione e dell’ironia. Ma in realtà la rappresentazione artistica muta, ed è giusto che lo faccia, perché deve conciliare la bellezza con l’attualità. L’unico errore è che a volte si fa un uso superficiale e improprio della bellezza che ha poco a che fare con l’estasi e molto con la banalità. La bellezza è più che estetica, è come una luce che si irradia e nel momento in cui ti colpisce ti fa percepire la realtà in maniera del tutto diversa, facendo diventare tutto migliore, ricco di significato, di speranza, ma soprattutto di amore.

Bianca Zerbo  IV BL