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“Lasciami volare” La testimonianza di papà Gianpietro al Polo Liceale Mattioli di Vasto

Che senso ha la vita?

Questa è la domanda con la quale papà Gianpietro ha aperto la sua testimonianza di vita, la dimostrazione di come le sofferenze sono ciò che un domani ci porteranno a stare in piedi.

L’incontro, avvenuto nella mattina dell’ 11 maggio presso il Polo Liceale Mattioli di Vasto, rivolto agli studenti del biennio, ha toccato tutti nel profondo e ci ha ricordato di ascoltare sempre con il cuore, non solo con le orecchie.

Attraversando le difficoltà della vita, Gianpietro si accorge di stare cercando una felicità effimera, materiale, abbandonando invece quella serenità che sin da piccolo ammirava e auspicava per sé e per il prossimo, sognando di aiutare le persone in difficoltà.

La sua vita è stata profondamente segnata il 24 novembre 2013, quando il figlio Emanuele, durante una festa, ingerisce una pastiglia di LSD, una droga sintetica e, sotto l’ effetto di quest’ultima, si toglie la vita gettandosi in un fiume.

Dopo la morte di Emanuele, papà Gianpietro, con la sua famiglia, passa giorni terribili. Ha come la sensazione di camminare in un posto a cui non appartiene più, è tormentato dal trovare un senso alla sua vita che ormai sembra non avere più senso. La risposta alla sua ricerca di senso la trova poco tempo dopo quando. durante un sogno, papà Gianpietro avverte un’energia nuova, inspiegabile. Come se il figlio gli avesse donato le sue energie vitali, come se da due vite separate se ne fosse creata un’ unica, potenzialmente incredibile. Da quell’episodio capisce che l’unico modo per salvare la sua vita è quello di dedicarsi all’aiuto del prossimo.

Nasce così “Ema Pesciolino Rosso”, un’associazione che ha come scopo il sostegno dei giovani attraverso l’ascolto e la comprensione. Una fondazione a cui tutti noi possiamo rivolgerci e ricevere aiuto da genitori e giovani, contattandoli nei vari social media. Papà Gianpietro ci insegna che la partita della vita si gioca quando arrivano le difficoltà e il dolore, ci insegna ad apprezzare la vita per la sua interezza, senza artifizi.

Ci ha poi raccontato del suo modo di vedere la vita, che è possibile schematizzare in un cerchio, alla cui base c’è la serenità inconsapevole, quella che viviamo da piccoli, seguita dalla ricerca del successo materiale da cui poi, purtroppo, si sviluppa il successo come dipendenza. Nella quarta fase si vive un trauma, un dolore, rappresentato, nella sua vita, dalla morte di Ema, ed infine, come dalle difficoltà incontrate si può raggiungere la serenità consapevole. Gianpietro afferma che la serenità è una scelta, una scelta da compiere ogni giorno.

Una parola ricorrente nel racconto è “serenità”, ovvero l’equilibrio che è stato raggiunto attraverso la maturazione e le esperienze di vita, contrapposta ad un’altra parola “felicità”, fatta invece di attimi e spesso confusa con il possedere beni materiali.

L’incontro si è concluso con tante domande poste dai ragazzi a cui Gianpietro ha risposto con estrema sensibilità dando insegnamenti fitti di umanità grazie a parole autentiche e toccanti.

Papà Gianpietro, che vorrebbe essere il papà di tutti, ci lascia con una lezione importante: “Non date gomitate per apparire, ma tendete mani per aiutare e braccia per abbracciare”.

Giulia Piccirilli

Foto di Caterina Molino