L’evergetismo, praticare il bene per la collettività

L’evergetismo è stata una peculiare forma di donazione praticata nel mondo antico, in particolare greco e romano, seppur con caratteri diversi, a seconda del contesto e con evoluzioni nel corso del tempo.

Il termine “evergetismo”, coniato dallo storico francese André Boulanger (1923) deriva dall’espressione greca εὐεργετέω (“io compio buone azioni”) e  indica la pratica di offrire alla comunità doni o denaro apparentemente senza secondi fini. Per Aristotele è un’espressione di virtù etica così importante da considerarla obbligatoria per i più ricchi. L’evergetismo, associato molto spesso agli antichi Romani, non è una loro invenzione: infatti, già gli antichi greci lo praticavano abitualmente.

Uno degli esempi più importanti è la donazione del ginnasio di Atene da parte di Aristosseno a cui è dedicata una targa monumentale all’interno dell’edificio.

Invece, durante il principato augusteo, Ottaviano Augusto cercò di trovare un equilibrio tra i ceti che componevano la società romana e di guadagnarsene l’appoggio.

Nel 28 a.C. Ottaviano Augusto ottenne il titolo di “princeps senatus” (principe del Senato) e fu molto attento a rispettare il potere dei senatori: dato il loro ruolo centrale, infatti, Ottaviano riservò loro le cariche pubbliche più importanti. Allo stesso tempo Ottaviano permise ai cavalieri, sebbene ricoprissero cariche meno importanti rispetto ai senatori, di ottenere guadagni molto elevati (dai 60000 ai 300000 sesterzi annuali).

Ottaviano, inoltre, ottenne il favore della plebe, fondamentale affinché  non si verificassero colpi di Stato attraverso anche la politica del “panem et circenses”, con la quale garantiva distribuzioni gratuite di grano e l’intrattenimento. Infine Augusto si assicurò l’appoggio dei soldati, poiché garantì loro l’arrivo della paga, assegnò ai veterani terre da coltivare e offrì loro la possibilità di una rapida carriera.

L’evergetismo è anche un valore importante del mos maiorum (il costume degli antenati) nel quale viene identificato come “magnaminitas”, cioè l’avere un comportamento generoso verso il prossimo senza secondi fini. In realtà coloro che donavano soldi o beni alla città godevano di una certa fama e guadagnavano prestigio, assicurandosi un posto importante nella politica cittadina.

Un esempio è Gaio Plinio Cecilio Secondo (chiamato Plinio Il Giovane), avvocato e magistrato romano e nipote dello scrittore naturalista Plinio Il Vecchio. Plinio Il Giovane rappresenta il valore dell’evergetismo, poiché ha donato alla città di Como (suo paese natale) circa 500000 sesterzi per il mantenimento dei ragazzi poveri della città, altri 500000 per il restauro delle terme e 100000 sesterzi  per la costruzione di una biblioteca.

In questo modo Plinio Il Giovane permise ai cittadini di Como sia un posto di svago che un posto in cui gli intellettuali potessero apprendere maggiormente.

Un altro esempio di evergetismo è l’acquedotto di Aspendo, in Turchia. La città, infatti, ricevette in dono da un suo cittadino ben 8 milioni di sesterzi per la costruzione dell’acquedotto, che trasportava l’acqua per ben 19 chilometri, partendo dalle colline a nord della città.

La pratica dell’evergetismo può essere paragonata al moderno fenomeno delle sponsorizzazioni: infatti così come all’epoca dei Romani si donava del denaro o dei beni per assicurarsi la fama e il favore del popolo che era quindi spinto a votare per il beneficiario, adesso aziende e multinazionali sponsorizzano eventi sportivi, restauri d’arte e manifestazioni culturali per ottenere acquirenti e incassi maggiori.

Stefano Di Minni 

Riccardo Faella