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Tempo per noi, tempo di libri. Torna Io leggo perché, gli studenti del Mattioli tornano in libreria

Questo non è tempo di libri, dicono.

Sono in ballo questioni più importanti. L’eco delle bombe invade pagine senza spessore, allaga vite senza confini, ferisce senza paura, chiude il respiro affannoso di un pianeta che non sa fermarsi. Ci si affida a qualche amuleto. Si alzano i ponti levatoi, serrano a doppia mandate le porte del dialogo, gli uomini si trincerano in spazi angusti. In questa lenta ritirata sono cadute le persone quanto le parole nei fortilizi del non sense, del non detto.

Viviamo, poi, in un’epoca in cui realtà e finzione si confondono, viviamo al tempo della post verità, dicono; siamo tormentati dalle fake news, sappiamo che i social media hanno modificato il nostro modo di abitare la realtà. Abbiamo più o meno digerito l’idea del relativismo che pervade l’informazione in un mondo in cui anche le identità, individuali e soggettive, sono sottoposte al vaglio di filtri e falsi profili.
Le parole suonano false. Ci sentiamo impotenti rispetto alla sfida di comprendere il mondo e, figuriamoci, di intervenire per cambiarlo.

Questa realtà che fugge sembra chiedere alla letteratura un’ancora di salvezza.

Gli scrittori – poveri loro! – si sentono caricati di un compito ingrato.

Questo, a pensarci bene, è un paradosso perché la letteratura è per eccellenza il mondo della finzione.
In un mondo in cui la realtà sembra falsa, artificiosa, costruita a tavolino, chiediamo che alla finzione sia concesso uno statuto di realtà. Leggiamo con gli stessi occhiali biografie e tragedie, saggi storici e romanzi di consumo, senza essere consapevoli di una separatezza ontologica, con il rischio di sottrarre alla lettura il piacere che le è più proprio: abitare il testo nei suoi orditi, tra fili ben tirati e incrociati con altri per il solo piacere di osservarne i nodi, per stretti che siano.

Tuttavia, se le nostre vite sono diventate un meccanico stare al di fuori, assistere, guardare dagli schermi video preconfezionati, recensioni manipolate, attendere la venuta di un barbaro dal confine o di un Salvatore, nei panni di un dio o di un cavaliere, se sono un insieme di impostazioni con funzioni standard decise dalle tendenze del mercato, possiamo forse trovare nei libri altre impostazioni, storie dal ritmo lento o incalzante per attraversare i saloni delle feste, per uscire dai nascondigli della paura, per aprire le porte a qualche sparuto visitatore, per creare un ponte per le nostre arroccate paure, oltre il fossato?

Abbiamo forse bisogno di starci dentro ancora di più, in quella finzione, per leggere meglio la realtà, per tornare a respirare liberamente quando, voltata l’ultima pagina, sentiamo di non avere paura di tornare nelle nostre vite, al rompersi dell’incanto.

Forse in storie che non servono possiamo imparare a non essere servi, a diventare grandi, come suggerisce il tema scelto quest’anno dal più importante progetto nazionale di lettura: Io leggo perché.

Il Polo Liceale Mattioli ci sarà, ci proverà.

Questo è tempo di libri, è tempo per noi, diciamo.

Ci troverete nelle librerie del territorio dal 4 al 12 novembre.

                                                                                                                      Mariella Di Brigida