C’è ancora domani, un film dalle mille emozioni

Presentato con enorme successo alla 18esima Festa del Cinema di Roma, C’è ancora domani è il primo film di genere drammatico diretto dall’attrice e sceneggiatrice Paola Cortellesi, una donna carismatica che è riuscita a far breccia nelle coscienze di tutti 
 
Le immagini in bianco e nero raccontano di un’Italia appena uscita dalla guerra, che ha lasciato un Paese martoriato e sconvolto. Delia, madre e moglie, si trova intrappolata in una vita travagliata, vessata quotidianamente dai maltrattamenti inflitti dal marito Ivano. La sua massima preoccupazione è preservare la figlia femmina da un destino simile
 
 
Sebbene la violenza sia un elemento pervasivo, la storia è dipinta con una pennellata registica delicata e poetica, sfumando le scene più cruente e rendendole teatrali. Delia, in silenzio, fronteggia ogni giorno le percosse, consapevole dei rischi legati a una possibile ribellione in una società che ancora giustifica il delitto d’onore.
La sua sofferenza silenziosa, se da un lato suscita la rabbia della figlia adolescente, dall’altro mette in luce la complessità di una donna che, in un’epoca in cui la presenza femminile sembra dipendere dall’uomo, cerca di proteggere la propria famiglia con dignità e coraggio. 
 
La storia si evolve tra mille soprusi, ingiustizie e disparità raccontateci con l’ironia che solo Paola Cortellesi riesce ad interpretare. Il finale ci fa però aprire gli occhi dinanzi a tanta brutalità, mostrandoci come non dobbiamo lasciarci soffocare dalla supremazia altrui e, al contrario, rivendicare i nostri diritti a testa alta.
 
Paola Cortellesi dedica così il suo primo film da regista a tutte quelle donne che, tanto nel secolo scorso quanto nel presente, affrontano le fatiche quotidiane in una società patriarcale che chiude gli occhi di fronte alla violenza domestica, sia essa fisica che psicologica.
Ci ricorda che la lotta per l’emancipazione non è finita e non deve finire qui, perché ogni donna ha il diritto di splendere e dimostrare al sistema corrotto che anch’essa deve essere libera.
 
Federica Albanese