Estinguere significa eliminare

“Salviamo le balene”; “Sosteniamo la conservazione della fauna”; “Preserviamo gli ecosistemi”.

Sicuramente avrai sentito queste affermazioni o le avrai viste stampate su manifesti, magliette, libri. Ma perché dovremmo interessarci di animali che vivono così lontani da noi? Cosa succede alle specie che condividono il nostro habitat?

Oltre 33.000 specie di piante e 5.400 specie di animali sono a rischio di estinzione, il che significa che potrebbero scomparire per sempre dalla Terra. Queste specie sono elencate nella Lista Rossa dell’Unione Mondiale per la Conservazione della Natura (IUCN), un’organizzazione internazionale che raccoglie informazioni sulle specie del nostro Pianeta. Le specie a rischio sono suddivise in diverse categorie, tra le più rilevanti: vulnerabile (specie a rischio di estinzione nella loro forma selvatica), a rischio (specie con un alto rischio di estinzione nella loro forma selvatica), a un punto critico di rischio (specie con un altissimo rischio di estinzione nella loro forma selvatica), estinta allo stato selvatico (specie che sopravvivono solo in cattività o in aree protette), estinte (specie di cui gli esperti sono ragionevolmente sicuri che siano completamente scomparse, sia in ambiente selvatico che in cattività).

Si stima che circa un migliaio delle circa 4.600 specie di mammiferi esistenti siano a rischio, e questo include animali come tigri, rinoceronti neri, foche monache e cammelli, tutti elencati tra le specie in pericolo. Negli ultimi 30 anni, il numero di rinoceronti neri è diminuito del 95%, mentre il numero di tigri selvatiche è sceso a soli 5.000 esemplari.

Ma cosa provoca l’estinzione di queste specie? Molte sono le ragioni, come la distruzione del loro habitat naturale, i cambiamenti climatici, la caccia e l’inquinamento.

Le trasformazioni del nostro Pianeta dovute all’espansione delle città, delle fabbriche e delle strade comportano la distruzione di habitat naturali. Le foreste vengono abbattute, le zone umide vengono prosciugate e i terreni aperti scompaiono. Questo significa che gli animali perdono il loro ambiente naturale, il luogo in cui hanno sempre vissuto. Alcuni riescono ad adattarsi, ma altri no. Uno degli ecosistemi più colpiti è la foresta pluviale tropicale, che ospita più specie di piante e animali di qualsiasi altro luogo sulla Terra, ma ogni anno vediamo scomparire sempre più specie che non riescono ad adattarsi a queste trasformazioni.

Gli esseri umani cacciano e uccidono molte specie, a volte per ottenere cibo, ma spesso per pellicce, corna e altre parti che hanno un alto valore commerciale, o semplicemente come trofei di caccia. Alcuni animali predatori vengono abbattuti per proteggere il bestiame, mentre altri muoiono accidentalmente, come i delfini e le focene intrappolati nelle reti da pesca o i lamantini colpiti dalle eliche dei motoscafi. La caccia è regolamentata da leggi nazionali e internazionali, ma il bracconaggio, la caccia illegale di specie a rischio, continua a rappresentare una minaccia significativa.

L’inquinamento è un altro grande problema. Sversamenti di prodotti chimici e fuoriuscite di petrolio inquinano fiumi e mari, mettendo a rischio la vita marina. Pesticidi e fertilizzanti chimici possono danneggiare la fauna terrestre e la loro catena alimentare, mentre il cambiamento climatico può rendere alcune aree insostenibili per gli animali.

Cosa possiamo fare noi?

Nonostante queste sfide, gli sforzi di conservazione hanno avuto successo nel salvare alcune specie. Ad esempio, il divieto della caccia alla balena grigia, emesso dalla Commissione Internazionale per il Controllo della Caccia alle Balene, ha contribuito a far aumentare il numero di esemplari nell’Oceano Pacifico fino a 20.000. I condor della California, rapaci in pericolo, sono stati reintrodotti in natura grazie alla riproduzione in cattività.

Molti esperti concordano sul fatto che la migliore strategia per proteggere gli animali sia preservare i loro habitat naturali. Alcuni animali richiedono aree estese per vivere e cercare cibo, quindi la creazione di corridoi naturali, strisce di terra che collegano diverse riserve, può facilitare il loro spostamento attraverso zone antropizzate.

Federica Albanese