Anubi il dio dell’oltretomba

Nel corso della storia si sono avute divinità di ogni tipo. E’ però innegabile che le divinità più affascinanti  siano quelle egizie.

Famoso per le sue Piramidi, l’Egitto è sempre stato avvolto dal mistero delle tombe e delle insidie presenti al loro interno. Le divinità egizie non venivano associate simbolicamente agli agenti atmosferici o rappresentate come figure potenti, ma erano una semplice combinazione tra l’uomo e l’animale. Un tipico esempio è la Sfinge, composta da un corpo di leone e una testa umana. 

La rappresentazione del dio Anubi differentemente, ha assunto varie sfumature nel corso della storia. Nelle prime tombe rinvenute, era rappresentato da un lupo o un cane di colore nero.
 
 
Successivamente ad Anubi, come a Ra, venne dato un corpo umanoide, lasciando come ricordo del passato solo la testa da Sciacallo. Il nome che gli attribuiamo oggi (Anubi o Anubis) non è altro che l’adattamento greco del nome originale “Impw ‘’, che probabilmente veniva pronunciato Anapa o Anepa.
E’ ufficialmente riconosciuto dagli storici come il figlio del dio Ra e della dea Nefti, anche se, nel corso delle varie dinastie, sono nate altre teorie o miti sulla figura materna che viene scambiata con la dea Bastet o Hesat.
Durante il periodo del Regno ellenistico, quando i Faraoni erano di origine greca, la figura di Anubi venne associata al dio Ermes, dando vita a Ermanubi. Dopo accurate analisi condotte nel 2015, gli egittologi sono arrivati alla conclusione che la testa del dio non è da definire “da Sciacallo‘’, ma ispirata al lupo grigio africano.
 
Il colore nero, non si riferisce all’animale, ma alla simbologia dei colori stessi. Oggi associamo il nero alla notte o alla morte, ma per gli Egizi il nero rappresentava la rinascita. Questa credenza deriva dal limo, il fango fertile che il Nilo deposita sulle sponde, di un colore scuro, quasi nero.
Il ruolo di Anubi nasce dalla leggenda della morte di Osiride, il cui corpo venne diviso in 14 pezzi dal dio Seth. Iside avrebbe quindi ritrovato tutti i pezzi poi consegnati ad Anubi, il quale con grande pazienza li avrebbe rimessi insieme creando la prima mummia. Così Osiride, passato all’aldilà, divenne il dio dei morti, lasciando il ruolo di mummificatore a colui che lo aveva ricomposto. Durante le procedure funerarie infatti, il sacerdote era solito indossare una maschera rappresentando simbolicamente la divinità.
 
Chiuso il sarcofago, il defunto iniziava il suo percorso di ammissione verso il regno dei morti. Secondo la mitologia la prova più difficile era la ‘’ Pesatura del Cuore o dell’Anima ‘’ che avveniva nella sala (ultraterrena o immaginaria) della doppia verità. Qui Anubi conduceva il cuore del morto su una bilancia a due piatti confrontandolo con una piuma di struzzo o con la statuetta della dea Maat, che aveva comunque una piuma sulla testa. Se il cuore pesava di più, l’anima del morto era costretta a viaggiare con i dannati, altrimenti era libera di accedere al Paradiso di Osiride. 
Perché la testa di un lupo? Il lupo rappresentava l’animale più simile al cane, che possedeva dei sensi molto sviluppati ed era capace di vedere al buio. Chi più di un lupo poteva guidare i morti verso l’ignoto?
 
Matteo Funicello