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“Le otto montagne”, un romanzo che nasce da un’antica leggenda

Il romanzo di Paolo Cognetti, pubblicato da Einaudi nel 2016, prende il titolo da un’antica leggenda, raccontata al protagonista, Pietro, dagli abitanti di un villaggio sull’Himalaya: al centro del mondo c’è il monte Sumeru circondato da otto mari e otto montagne.

Il libro narra infatti la storia di Pietro, un ragazzino di città dal carattere forte e piuttosto scontroso, e l’avventura travolgente dell’amicizia più importante della sua vita, che ha radici profonde in alta quota. La madre del ragazzo lavora in un consultorio di periferia, il padre, invece, è un chimico, ma entrambi sono uniti da una passione comune: l’amore per la montagna.

È qui che i genitori si sono conosciuti, poi innamorati e addirittura sposati, è l’ambiente che li ha uniti da sempre, e, infatti, la vita frenetica e inarrestabile che conducono ora a Milano li riempie di rimpianto e nostalgia. È questo il motivo per il quale, appena ne hanno l’opportunità, si ritirano per passare del tempo prezioso nel paesino di Grana, ai piedi del Monte Rosa, dove Pietro trascorrerà dunque tutte le sue estati. Lì incontrerà Bruno, un ragazzo della sua stessa età, che vive da sempre in quella realtà e che si occupa, seppur piccolo, di attività come quella del pascolo delle vacche. I due quindi condividono mesi di esplorazioni e scoperte, tra le case abbandonate e i sentieri più suggestivi che un paesaggio come quello montano dona.

Tra paesini in pietra, boschi e vette da conquistare, nutrono entrambi un amore sconfinato per la montagna e la sua bellezza, che farà da sfondo e da elemento di unione della loro splendida amicizia. È proprio qui l’aspetto più commovente: nonostante si perderanno di vista, da adulti, a causa dei due stili di vita differenti, Pietro e Bruno si ritroveranno in questo angolo nascosto delle Alpi dove il destino li aveva fatti conoscere.

Nel romanzo di Paolo Cognetti emerge l’ amore per i luoghi che ritrae, e questo gli permette di riuscire a trasmettere lo spirito della storia, a renderla coinvolgente e soprattutto reale. Leggendo il libro sembra di riuscire a toccare con mano ciò che lui descrive.

Le otto montagne è come un’escursione nella storia del destino dei due personaggi, una parabola sull’ambiente che delinea i loro caratteri e che ci lascia comprendere quanto i due siano legati a quei panorami suggestivi.

Mi ha colpita una frase che, tra l’altro, mette in evidenza anche il rapporto difficile che Pietro ha con il padre, ma che lascia davvero un bel messaggio: “Eccola li, la mia eredità: una parete di roccia, neve, un mucchio di sassi squadrati, un pino. La cosa più simile a un’educazione che io abbia mai ricevuto da lui”.

In questo libro la montagna è vista come un sapere, uno stile di vita, una passione, un soffio vitale, ed è, sicuramente, perfetto per tutti i lettori legati a questo mondo. Lo consiglio a chiunque voglia accostare tematiche importanti a un racconto leggero e scorrevole. 

Mary D’Amico