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L’incredibile cena dei fisici quantistici: il più grande ritrovo di cervelli che la storia ricordi

Il celebre romanzo L’incredibile cena dei fisici quantistici di Gabriella Greison racconta di una cena ambientata nel Salon del Tavern Royale di Bruxelles (oggi galleria reale St. Hubert), avvenuta realmente nell’ottobre del 1927.

Gli invitati, i protagonisti della storia, sono tredici. Tra questi Albert Einstein, Nheils Bhor, Marie Curie. Tutti fisici tranne Mark Vancaubrogh, capitano d’artiglieria del corpo reale belga. Alla cena sono invitati anche la sorella e il figlio di Ernest Solvay (una figura estremamente importante di cui si approfondirà in seguito).

Non sono, ovviamente, da dimenticare i padroni di casa :il re Alberto I e la regina Elisabetta.

Le vicende susseguono un altro avvenimento molto importante, ovvero il V Congresso di Solvay (dal 24 al 29 ottobre del 1927). Nei congressi si dibatteva delle scienze, in particolare di fisica e di chimica, ma in questo, in particolare, si gettarono le basi della fisica quantistica.

Le conferenze erano ideate e soprattutto finanziate da Ernest Solvay, un chimico, ma anche un ricco imprenditore. Solvay pagava vitto e alloggio ai fisici invitati. Voleva favorire il progresso ispirandosi in parte a un suo amico, lo svedese Alfred Nobel( ideatore dei famosi premi). Purtroppo Solvay morì prima del V Congresso. 

La storia ha una trama molto semplice a cui si alternano analessi e prolessi di fatti realmente accaduti, che si intrecciano con le vite dei fisici in sala e di coloro che sono assenti quella sera (Pauli, Heisenberg, Schrodinger, Fermi, Marconi, Ehrenfest e Plank). Nel testo c’è una minuziosa descrizione delle decorazioni del salone, degli abiti degli invitati e di ogni portata. Il libro infatti è diviso in 7 capitoli, uno per ogni portata.

La scrittrice descrive persino le fissazioni e i tic che caratterizzano gli ospiti: una fissazione comune a tutti è quella per i treni; Lorentz annusa il cibo prima di ogni boccone, Marie Curie solleva le posate tre volte prima di iniziare a mangiare, Bhor crea un triangolo isoscele con le posate e il bordo del tavolo, e così via.

Vengono trattate inoltre alcune teorie quali l’effetto fotoelettrico di Einstein o l’indeterminazione di Heisenberg, ma soprattutto il contrasto tra la fisica probabilistica di Bhor e quella più realistica di Einstein.

E’ importante sottolineare il fatto che la scrittrice, Gabriella Greison, sia una fisica e una giornalista, dunque una persona competente. Da apprezzare particolarmente come abbia riproposto gli scambi epistolari dei fisici e abbia attinto a vere documentazioni, oggi conservate nell’archivio Solvay.

Sono presenti inoltre immagini, come la foto dei fisici del V Congresso, gli inviti scritti da Lorentz e la cartina dei posti a tavola. Interessante l’approfondimento di alcune figure italiane meno note: Elisa Meitner nel 1919 fu la prima professoressa di fisica in Germania e favorì l’ampliamento di questa possibilità a tutte le donne l’anno successivo; Giuseppe Occhialini partecipò all’ VIII Conferenza di Solvay nel 1948, contribuì a numerose scoperte, in particolare allo sviluppo, insieme ad Edoardo Amaldi, dell’organizzazione per la ricerca spaziale europea, oggi ESA; Orso Mario Corbino, direttore dell’istituto di fisica in Via Panisperna e primo fisico italiano ad avvicinarsi alla quantistica, indirizzando in questi studi anche il giovane Enrico Fermi. Viene soprannominato ”padreterno” dai ragazzi di via Panisperna, allievi di Fermi, perché fu grazie a lui che l’istituto fu convertito in un laboratorio di ricerca da dove ebbe tutto inizio.

Si consiglia la lettura di questo libro in maniera attenta ad ogni passaggio. Si possono apprendere molte cose nuove, appassionarsi alla storia della scienza e scoprire le vite di queste menti brillanti che hanno rivoluzionato la fisica e non solo.

 

Giuseppe Giuliani