Il “coming out”, termine inglese che significa letteralmente “uscire dal nascondiglio”, è quel momento della vita di una persona LGBTI+ in cui si decide di rivelare, a qualsiasi individuo o familiare o amico, il proprio orientamento sessuale. Spesso e volentieri questo momento viene sentito come sgradevole, imbarazzante o addirittura terrorizzante per le possibili reazioni che può avere l’amico/ familiare con cui decidiamo di parlare, è un salto nel vuoto in cui si mettono a rischio tutte le relazioni sociali: si i litiga, ci si allontana e ci si sente soli. Proprio per questo motivo l’11 Ottobre di ogni anno, la comunità omosessuale celebra il “coming out day” ovvero “un momento di solidarietà finalizzato non a dare una etichetta alla sessualità e al genere, ma a concedere il diritto a una rivendicazione totale della propria identità. Questa esigenza, meno sentita per gli eterosessuali, diventa fondamentale per la comunità omosessuale. ” come ci spiega Adriano Dinacci, responsabile del Gruppo Giovani Arcigay Napoli.
Questa ricorrenza nacque nei USA nel 1988 e venne ideata da Robert Eichberg, psicologo del New Mexico e Jean O’Leary, politico e attivista LGBTI+ di Los Angeles. La data scelta non è casuale: coincide con l’anniversario della seconda marcia nazionale su Washington per i diritti delle lesbiche e dei gay. La prima celebrazione si tenne nella sede della National Gay Rights Advocates a West Hollywood, California.
Da tale data il “coming out day” divenne una giornata celebrata a livello mondiale. Napoli ha celebrato tale ricorrenza con l ‘allestimento in Piazza Dante a opera del gruppo giovani di Arcigay Napoli, di “un gazebo di sensibilizzazione”.
Presenti anche Carmela Smaldone, nella qualità di presidentessa di Agedo (Associazione genitori di omosessuali), Ilaria Esposito, segretaria del partito Giovani Democratici di Napoli e Daniela Lourdes Falanga, la presidentessa di Arcigay e tanti giovani del gruppo dell’Arcigay.
Adriano Dinacci ci racconta questa giornata particolare: “ è andato tutto una meraviglia. Ciò che mi ha colpito di più sono stati alcuni bambini che trovando si in Piazza Dante hanno cominciato a prendere le nostre bandiere arcobaleno e a giocarci. È stato un momento bellissimo che fa capire come i pregiudizi vengono inculcati, non sono mai naturali.”
“E’ un momento essenziale. Forse arriveremo un giorno a una realtà utopistica dove non sarà più necessario dover rivendicare la propria identità ma ad oggi è assolutamente importante. È un gesto umano, un atto rivoluzionario che ti rende padrone della tua vita. Chi fa coming out sceglie di essere felice. È una cosa strettamente personale, che va fatto quando ci si sente pronti. Ma va fatto” ha concluso Dinacci
Chiara Cecere