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Our Ocean, un progetto per ripulire gli oceani dalla plastica

Il problema dell’inquinamento dei nostri mari è una questione irrisolta e che purtroppo persiste ancora oggi. Infatti la quasi totalità dei rifiuti galleggianti nei mari è rappresentata dagli oggetti in plastica, che costituiscono il 99,9% circa di 79.000 tonnellate di rifiuti dispersi in un’area di 1,6 milioni di chilometri quadrati. Il 75% del materiale plastico proviene da detriti con un diametro superiore ai 5 centimetri, come ad esempio contenitori, bottiglie, cavi, reti da pesca, nastri da imballo e altri oggetti. Altri elementi plastici nocivi sono le microplastiche, dannose per la fauna e per il genere umano stesso. Esse costituiscono il 94% dei 1800 miliardi di pezzi di plastica presenti negli oceani.
Per capire a pieno quanto la produzione di plastica stia aumentando eccessivamente, basta pensare alla quantità di imballaggi in plastica che ricoprono gli alimenti che compriamo al supermercato: possiamo infatti notare che qualsiasi alimento è ricoperto da plastica che poi andrà a finire negli oceani uccidendo molte specie marine e andando ad aumentare la massa dei rifiuti galleggianti negli oceani. È infatti assurdo pensare che l’unico frutto del lavoro umano che possiamo vedere sulla Terra dai satelliti oltre alla maestosa Muraglia Cinese è il cosiddetto Pacific Trash Vortex, ovvero un’enorme isola di immondizia plastica che galleggia in mezzo al Pacifico, ovviamente prodotta dal consumo eccessivo di plastica da parte dell’uomo.
Il consumo di plastica ai giorni nostri sembra essere in salita anziché in discesa e questo preoccupa gli ambientalisti e gli scienziati che stanno cercando una soluzione globale fattibile: si tratta di un progetto intitolato “Our Ocean”. A Bali, governi, ONG, imprese di riciclo, ambientalisti e più di 275 marchi internazionali, che si servono della plastica per la produzione dei loro prodotti, si sono impegnati a trovare una via d’uscita globale per salvare i nostri oceani dall’inquinamento. Durante questo evento, organizzato in Indonesia, verranno trattati tutti quei temi relativi ai problemi che soffocano i nostri mari e al riscaldamento globale. L’obiettivo principale di questo progetto è quello di trovare degli accordi comuni per diminuire l’utilizzo della plastica e quindi l’inquinamento degli oceani. Questi accordi verranno poi siglati anche dall’Onu. Questo obiettivo potrà sembrare alquanto ambizioso e irrealizzabile ma in realtà è possibile raggiungerlo grazie alla riduzione dei prodotti in plastica monouso e grazie alla realizzazione di imballaggi in plastica facilmente riciclabili e quindi riutilizzabili al 100%.
“Our Ocean” si propone quindi l’intento di realizzare un’economia tale da ridurre l’inquinamento dovuto alla diffusione e alla durevolezza del materiale plastico, infatti la plastica non è solitamente biodegradabile e il suo smaltimento impiega un lungo arco di tempo.
Emma Boschi /  Liceo Classico Galileo di Firenze