Poesie e disegni da Terezìn, una realtà dimenticata

Rubrica “Giornata della Memoria” di Liberamente Boggio Lera

 

Novembre 1941. La città fortificata di Terezìn in Boemia, costruita tra il 1780 e il 1790 viene trasformata in una macchina di sterminio: sorge il campo di concentramento per gli ebrei, anche chiamato Ghetto. Terezìn diventa una città-prigione, un pilastro della “soluzione finale sulla questione ebraica”: usata contemporaneamente al transito dei prigionieri, alla loro decimazioni e alla propaganda. Eppure, Terezìn viene presentata alle altre nazioni come una “Zona autonoma di insediamento ebraico”, il volto della “soluzione finale” venne nascosto dietro una maschera.
Terezìn non è però solo un luogo di sofferenze: sopravvive il coraggio e l’altruismo, la lotta caparbia per salvare le vite designate al genocidio. Medici, infermieri, insegnanti, sacerdoti, artisti scatenano un’onda di resistenza e sopravvivenza. Un’onda che non viene scalfita dagli angusti e sporchi trasporti verso i campi di sterminio. Un’onda che non viene scalfita nemmeno dalle camere a gas di Auschwitz-Birkenau.
Neanche in quattromila sopravvissero dopo la guerra degli ottantasettemila prigionieri per i quali Terezìn fu solo un transito. Tra loro molti di questi erano bambini, dei quali ci restano solo poesie e disegni…

 

FARFALLA

L’ultima, proprio l’ultima,
di un giallo intenso acre splendente,
come lacrima di sole sopra una pietra bianca.
Che giallo, che giallo,
volava in alto leggera, sicura sicura,
il suo ultimo mondo voleva baciare.
Da sette settimane vivo qui,
ghettoisiert abitante del ghetto:
qui m’hanno ritrovato i miei,
e qui mi parlano i gialli tarassachi
e un bianco ramo di castagno nel cortile.
Qui non ho visto farfalle.
Quella di allora è stata l’ultima:
non vivono farfalle qui.

Pavel Friedmann
nato il 7.1.1921 – morto il 29.9.1944

 

DIPENDE

I.
Terezín col suo splendore
appare ora agli occhi tuoi,
rimbomba per ogni dove
il calpestio di passi umani.

Così almeno lo vedo io
a Terezìn, nel ghetto,
quel chilometro quadrato
separato dal mondo.
II.
Ma la morte sta dovunque,
falcia tutti in ogni caso,
anche quelli che portano
la puzza sotto il naso.
C’è dunque una giustizia
in questo mondo tondo
che il nostro poveretto
fa meno scontento.

Miroslav Kosek
nato il 30.3.1932 –  morto il 19.10.1944

 

IL GIARDINO

Piccolo giardino
pieno di rose, profumato,
stretto sentierino
a passeggio va un bambino.
Un piccolo bambino, grazioso,
come un boccio che si schiude
e quando il boccio si aprirà
il bambino non ci sarà.

Frantisek Bass
nato il 4.9.1930 – morto il 28. 10. 1944

 

ALLA DIMENTICATA

O memoria dorata che mi consoli
quando porti colei che un tempo ho amato
forse tornerà il sorriso con le tue carezze,
tu sei la favorita, l’amica più cercata.
Tu dolce memoria, racconta la fiaba
della bella che ho perduto,
racconta, richiama la polvere stellare,
chiama la rondine per farla tornare.
Vola da lei e dille, chiedi sottovoce
Se si ricorda di me per qualche istante,
se sta bene, anzi chiedile soprattutto,
chiedi s sono ancora il suo prediletto.
E torna subito, non voglio perderti,
che io possa avere altri ricordi,
eri bellissima e forse non tornerai,
addio, o mia cara, tempo fa ti amai.

Zdenek Ohrenstein
nato il 10. 1. 1929 – sopravvissuto

 

SOTTO LE NOSTRE FINESTRE

Sotto le finestre sta fermo un bel trenone,
viene ogni giorno e sbuffa da dragone,
lo conosciamo bene e bene gli vogliamo,
verrà il dì della libertà che via ci porterà.
Sotto le finestre sta fermo un bel trenin,
andremo a Praga, a piazza Venceslao
tutti cantando, guardiam dal finestrin
andremo a Praga, a piazza Venceslao.

Kitty
12 anni

 

Mario Gaetano Romano, 3ªD