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Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario – il Mattioli ricorda la Shoah

In Israele, ogni anno, la memoria della Shoah viene segnata da due minuti ininterrotti di sirena. E’ un modo strano per commemorare una tragedia. Eco dell’ineffabile sopruso a  tutta  l’umanità che  è  stata l’impresa letale di sterminare un popolo soltanto per il gusto di negarne l’esistenza.

Spiegare le ragioni dello sterminio è camminare sul filo sopra un precipizio, senza rete: non ha senso così come allora non avevano senso le fucilazioni di massa, le retate nei ghetti di mezzo mondo, le torture gratuite per finti esperimenti senza scopo sui bambini, donne gravide, gemelli di ogni età.

Per questo un suono di sirena che offende le orecchie è forse l’unico modo per spiegare quello che è successo. I testimoni pian piano se ne vanno perché gli anni corrono, se ne vanno insieme alla loro ansia di scrivere ciò che hanno visto. Per anni la memoria si è trincerata dietro lo slogan: “quanto è successo appartiene a un altro mondo, è cosa di un altro pianeta. Lo ricordiamo ma al riparo da insormontabili distanze”.

E invece no.

Quanto è accaduto appartiene, spetta al mondo intero. A chi c’era e chi è venuto dopo, a chi ha ucciso, sterminato, visto e taciuto. A chi ha visto e lottato. A chi ha saputo troppo tardi. A chi non interessa affatto. La Shoah è di questo pianeta, più vicina di quanto non s’immagini, potenzialmente dietro l’angolo. Non viene da lontano, da un lato oscuro del mondo. Niente affatto.  E’  il  lascito  ingombrante  di  un  passato  di  cui  è  impossibile  sbarazzarsi. RICORDIAMO perché non accada MAI PIU’.

“Noi siamo la memoria che abbiamo e la responsabilità che ci assumiamo. Senza memoria non esistiamo e senza responsabilità forse non meritiamo di esistere.” (José Saramago)

 

di Redazione Mattioli’s Chronicles