Perché era sprovvisto di auto blindata e di scorta?

Il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale accusa il WFP, ma l’ONU afferma che la strada che stava attraversando l’ambasciatore italiano Luca Attanasio, accompagnato da due carabinieri, era sicura: le accuse e le indagini proseguono.

Gli investigatori dell’Italia e del Congo si chiedono “Perché il convoglio dove viaggiava l’ambasciatore era sprovvisto di auto blindata e di scorta?” Proprio riguardo questa questione è nata una controversia tra il nostro Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale e il WPF (World Food Programme).

La responsabilità della sicurezza dell’ambasciatore era di competenza della Nazioni Unite, infatti Attanasio non stava viaggiando per incarico dell’ambasciata italiana, bensì all’interno del convoglio del ONU, destinato ad arrivare a Rutshuru, città nei pressi del Congo. Nel 2018 l’ambasciatore aveva già richiesto una scorta più rafforzata; il Ministero degli affari esteri specifica che la richiesta di Attanasio era ancora in sospeso, in attesa delle elezioni della Repubblica Democratica del Congo.

L’ONU, che aveva organizzato il convoglio, cerca di desumersi da ogni responsabilità, affermando che il tragitto che avrebbe dovuto percorrere l’ambasciatore era “verde”, ovvero sicuro, di conseguenza non hanno fornito al defunto l’auto blindata e la scorta. Il Wpf cerca di far ricadere le accuse sull’Italia, precisando che, nonostante le decisioni prese dal Congo e dalle Nazioni Unite, le decisioni finali spettano allo Stato di provenienza (Italia).

La stessa strada, dove ha perso la vita l’ambasciatore, era stata percorsa pochi giorni prima da Axel Kenes, diplomatico belga; egli era scortato dai caschi blu della missione ONU Monusco.

Molte persone si chiedono “Perché la scorta era stata garantita per Axel Kenes, mentre per Luca Attanasio no?” e ancora “Perché al diplomatico belga era stata garantita la scorta se la strada era considerata verde?” Le indagini si stanno ancora svolgendo e gli esperti cercheranno di dare delle risposte convincenti, in primis alle famiglie delle vittime.

Iris Brinafico 3AL