Il progresso tecnologico ha raggiunto oggi un notevole sviluppo, apportando miglioramenti considerevoli nella vita dell’uomo. Tale progresso, però, ha avuto anche un risvolto negativo: la nascita del cosiddetto cyberbullismo è uno di essi. Si tratta di atti di bullismo e molestie vere e proprie, perpetrate attraverso i nuovi media, mezzi tecnologici, smartphone, computer e social network.
Secondo i dati comunicati dalla Commissione Europea, due bambini europei su tre, tra i 10 e gli 11 anni, accedono regolarmente a internet. Di questi, la metà possiede un telefono cellulare e quasi il 20% sostiene di aver subìto atti di bullismo attraverso le tecnologie. Da uno studio dell’Università di Firenze emerge che il 40% degli intervistati dichiara di trascorrere on line più di cinqe ore al giorno. WhatsApp si conferma il gigante degli scambi social fra gli adolescenti (80,7%), seguito da Facebook (76,8%) e Instagram (62,1%).
Accade spesso che in tali ambienti virtuali, dietro falsi profili, si nascondano adulti i quali, fingendo di comprendere i problemi degli adolescenti, carpiscono immagini, informazioni e dati personali delle vittime. Il risultato è una diffusione per via telematica di foto, notizie e selfie capaci di causare seri sconvolgimenti nelle esistenze dei minori. Le vittime del cyberbullismo vengono raggirate, derise, giudicate e quindi portate all’isolamento o, in casi estremi, al suicidio. È il caso di Amanda Todd, una ragazza di soli 15 anni, che aveva subito violenze psicologiche e non, a causa di alcune sue foto che giravano in rete. La ragazza è stata allontanata da tutti, picchiata, umiliata al punto da credere che l’unica strada per uscire da quel vicolo buio di tristezza fosse la morte. Molto frequenti risultano i commenti pesanti on line rivolti ai coetanei. Qui a giocare un ruolo fondamentale è l’effetto di disinibizione dello schermo, che funge da filtro. Dietro il monitor di un pc o di un telefonino i ragazzi sono molto più propensi a lasciarsi andare e si comportano in maniera molto più spregiudicata rispetto a quello che farebbero se avessero realmente di fronte un coetaneo una coetanea.
Altro problema di grande rilevanza è il controllo della veridicità delle notizie on line, diffuse attraverso i social. Un consistente numero di ragazzi dichiara di non controllare mai se una notizia sia vera o falsa. Un comportamento che li rende facili prede di titoli sensazionalistici e bufale in grado di ingenerare reazioni poco meditate, talvolta guidate da sentimenti di rabbia e di odio. Al giorno d’oggi i ragazzi fanno fatica a comprendere il corretto utilizzo dei social network. Amanda è solo una delle tante vittime del cyberbullismo, ma ogni giorno, in qualsiasi parte del pianeta, accadono storie simili.
Risulta a questo punto fondamentale capire quale sia il giusto modo di utilizzare i social network. Comprendere che il “mondo social” può essere davvero pericoloso potrebbe essere un buon inizio. Sensibilizzare i ragazzi su argomenti come il cyberbullismo diventa a questo punto un dovere della scuola, in modo da ridurre il fenomeno e giungere alla completa eradicazione di esso.
Marra, R. Cutone, E. Vettese, S. Perrella, N. Colantuono