“La vera piaga dell’infanzia e dell’adolescenza di oggi sono i giochi elettronici, che rischiano di trasformarci in alienati. Essi possono agire come una droga.”
I videogiochi sono da sempre oggetto di critica, sia per il numero eccesivo di ore che alcuni passano a giocare, sia per la tipologia del gioco in questione. Ma per quale motivo moltissime persone sono così preoccupate dei videogames? Probabilmente ciò è dovuto alla mancanza di informazione.
Alcuni psicologi, sostengono che i videogiochi modificano la struttura fisica del cervello potenziando i circuiti neuronali (nello stesso modo in cui l’esercizio fisico fortifica i muscoli), aumentando così i riflessi. In particolare, chi è abituato al “gaming vero” sembrerebbe avere una salience network (ovvero una rete di collegamenti neurali) molto sviluppata. Sarebbe infatti questa parte della mente responsabile dell’approccio ai cambiamenti repentini, alle nuove informazioni, e al focalizzarsi sugli eventi importanti grazie anche alla coordinazione tra udito e vista. Questo alla fine non è poi così male. Ma come ogni cosa, ci sono anche dei lati negativi. Non rappresentati dal gioco in sé ma dallo schermo: una prolungata esposizione alla luce emanata dal monitor può causare un affaticamento o prurito degli occhi, secchezza ed irritazione di cornea o palpebre, mal di testa (questi sono i sintomi più comuni e non sono danni permanenti), senza contare che spesso i giocatori conducono una vita sedentaria e isolata.
I videogiochi sono arte, al pari della letteratura, il teatro, il cinema o il fumetto. Hanno una storia risalente al 1958, sono studiati da decenni in numerose università in tutto il mondo e sono la forma espressiva di autori ed artisti che hanno scelto modi differenti per esprimere il loro pensiero e la loro visione del mondo.
di Andrea Carosio Classe: 3B informatico