MALALA YOUSAFZAI: DIRITTO AL PENSIERO INCONDIZIONATO

Diritto. Diritto alle donne e allo studio. A questo aspira la giovane diciannovenne Malala Yousafzai.
Tutto inizia un giorno. Un giorno come altri, in quell’attimo preciso che cambia tutto. E’ il 9 ottobre 2012: due talebani fermano il pullman con cui ogni giorno Malala e le sue compagne si recano a scuola, la “Kushal School”, fondata da suo padre prima che lei nascesse. Una scuola per ragazze, dove poter essere se stesse, dove nessuno può negare loro di studiare e sentirsi libere, senza nessun pensiero che possa turbarle. Tutte eccellenti studentesse, in particolare Malala. Lei era diversa, una diversità che ambiva a cambiare il mondo, o almeno contribuire a migliorarlo. Viveva in Pakistan, il suo volto era sempre coperto da un leggero velo. Quella stoffa però, nell’edificio che loro chiamavano scuola, andava via, lasciando trasparire le loro doti e passioni. Due colpi. Due forti spari feriscono gravemente Malala. Perché volevano colpire proprio lei? Perché la temevano? Lei aveva una scintilla, la potremmo definire una forza interiore che solo pochi possiedono. Lei era inclusa in quei pochi. Era una stella che aveva capito e visto la sofferenza. Aveva già iniziato a diffondere le sue idee: infatti scriveva, scriveva tanto e bene, in modo sincero. Aveva pubblicato molti articoli su un blog da lei curato per la BBC. Ecco il motivo per cui i talebani la cercavano e la temevano. Molti l’ammiravano, ammiravano la sua energia, ma secondo il pensiero di altri andava fermata: quale soluzione migliore se non spararle? Malala però é stata forte e lo é ancora, non si lascia intimidire da nessuno, nonostante tutto. Anche la morte la pensava così, altrimenti non sarebbe qui ad affascinarci con la sua anima pura e pacifica. Il suo pensiero vive nelle nostre anime e dobbiamo solo ringraziare se nel nostro piccolo mondo esistono persone come lei.

GIULIA MAZZON PRIMA A