La La Land

“Si può fare un grande musical in perfetto stile hollywoodiano ambientato ai giorni nostri?”
Sembra che sia stata questa, all’incirca, la domanda che si è posto Damien Chazelle (regista già del film del 2014 “Whiplash”), da cui è scaturita l’idea che ha poi dato vita a “La La Land”, film del 2016 ormai celebre non solo per il cast stellare (i protagonisti sono infatti interpretati da Emma Stone e Ryan Gosling), ma anche e soprattutto per il record di candidature agli Oscar, ben quattordici.
La storia è un classico stereotipo: due giovani innamorati che vogliono realizzare il proprio sogno professionale – con conseguenti problemi nella sfera sentimentale. Non è infatti questo il punto di forza del film: è il modo in cui viene rappresentata questa storia ad affascinare. Lo sfondo è fornito da una suggestiva Los Angeles ricolma dei sogni che le conferiscono la caratteristica atmosfera che il film ha tentato di catturare, una Los Angeles oggetto anche della canzone principale e leitmotiv del film, ovvero “City of Stars”. Il film stesso è “dedicato ai folli e ai sognatori”, come riferisce il regista, e alla fine sono proprio i sogni a essere i veri protagonisti.
Per donare ancora più forza ai sogni, Damien Chazelle ha sfruttato al massimo l’elemento musicale e ha affidato la creazione di una colonna sonora originale al fidato collaboratore (ed ex compagno di stanza all’università) Justin Hurwitz. Il lavoro, coadiuvato dai due parolieri Justin Paul e Benj Pasek, è stato eccellente: le canzoni si susseguono a ritmo serrato e trascinano lo spettatore attraverso le scene senza che quasi si avverta lo scorrere del tempo. Dall’energica “Another day of sun”, che apre l’intero film sull’assolato cavalcavia di un’autostrada e descrive alla perfezione la miriade di speranze che costituisce il cuore pulsante e lo spirito stesso di tutta la metropoli di Los Angeles, alla già citata “City of Stars”, il cui tono malinconico, fra l’altro, è stato improvvisato dai due attori principali.
Insomma, anche se fino a poco tempo fa questo peculiare genere di film in cui si passa con disinvoltura dal parlato al cantato non era visto di buon occhio, pare che adesso sia stato riscoperto col botto. Che forse sia l’inizio di una nuova “età dell’oro” di Hollywood? È molto presto per dirlo, ma quel che è certo è che quattordici nomination agli Oscar sono un evento che non capita tutti gli anni…
Lorenzo Paciotti 4E