Il mondo ha fame di… quinoa

Il destino di 9 miliardi di persone sarà forse d’ora in poi nelle (lussureggianti) mani di una pianta, la Quinoa? È il cocente interrogativo degli ultimi giorni. Tale è la sconcertante ipotesi avanzata da alcuni ricercatori che hanno quasi completato la mappatura del genoma di questa pianta. Ma perché proprio la Quinoa ? Ebbene, come spiega in poche parole Mark Tester, professore al King Abdullah University of Science and Technology in Arabia Saudita e leader del team a cui hanno lavorato 22 esperti di ben quattro continenti,“è incredibilmente resistente e può crescere su terreni poveri o salati”. Appartenente alla famiglia degli spinaci, ma in grado di produrre una farina con molto amido che la fa classificare come pseudo cereale, tutto si può dire della Quinoa tranne che, (correggetemi se sbaglio) non sia una pianta un po’ sui generis… Essa ha infatti qualità sorprendenti. State a sentire: cresce fino a 4mila metri di quota; alcune varietà riescono a sopportare una temperatura di 38gradi e, udite udite, non contiene glutine, dunque può essere mangiata anche dai poveri celiaci. Eppure, ironia (vegetale) della sorte, ha una produzione molto ridotta: circa 100 mila tonnellate l’anno. Niente a che vedere insomma con le centinaia di milioni di tonnellate dei grandi cereali che si dividono il mercato globale. Questo per due fattori, aggiunge la recente ricerca in merito. L’amarezza dei semi determinata dai composti chimici chiamati saponine, e gli steli, molto lunghi e quindi fragili in caso di vento o pioggia forti. Utilissima anche per le buone forchette, è una buona alternativa infatti dal punto di vista alimentare perché ha una componente proteica maggiore del riso ed è ricca sia di minerali (come il magnesio) sia di vitamina C ed E, come commenta Renata Alleva, nutrizionista e specialista in scienze dell’alimentazione. Guarda caso i cari vecchi Incas la chiamavano “madre di tutti i semi”, e a ben vedere non avevano poi tutti i torni…
Chiara Donati 4D