Insieme sull’isola – Racconto

Ero su un aereo che stava volando verso New York con la mia famiglia, stavo vedendo un film con il mio computer: ad un certo punto lo schermo si spense e l’aereo iniziò a traballare pericolosamente. La luce della cintura di sicurezza si accese. Il pilota fece una comunicazione ma io non capivo perché era in inglese: però mi preoccupai comunque e chiesi all’hostess cosa stava succedendo e lei disperata mi disse che… stavamo precipitando! Io mi ricordo soltanto che vedevo tutto sfocato e che una bottiglia di vetro mi cadde in testa, anche se in teoria non avrebbe dovuto esserci su un aereo. Mi risvegliai da solo sopra l’ala dell’aereo, iniziai ad urlare perché non vedevo nessuno e mi misi a piangere. Vidi una ragazzina vicino ferita ad una gamba e la andai a soccorrere, per fortuna era viva. Abbiamo nuotato fino all’ala dell’aereo che ci faceva da scialuppa. Ci siamo stati sopra parecchie ore, e finalmente vedemmo un’isola con del fumo che veniva dalla giungla. Allora ci buttammo in mare e la raggiungemmo. Avevamo fame e sete e per fortuna c’erano palme con noci di cocco, quindi cercammo di prenderle scuotendo l’albero e per fortuna una cadde giù. Subito la prendemmo, riuscimmo ad aprirla sudando un sacco e la mangiammo. Le chiesi come si chiamava e lei mi rispose che si chiamava Matilde. La aiutai a camminare e ci addentrammo nella giungla per cercare dell’acqua. La giungla era molto umida e fitta, quindi era difficile camminare, durante il cammino trovai uno zaino rovinato dove misi della frutta che avevo trovato. La notte si stava avvicinando e quindi decidemmo di fermarci in un posto che ci parve adatto. Lasciai Matilde lì e andai a cercare dell’acqua, magari anche qualcosa che ci fornisse un riparo. Trovai un ruscello e presi un po’ d’acqua. Quando ritornai nel posto dove avevo lasciato Matilde, lei stava già costruendo una capanna. La notte era arrivata e faceva molto freddo, però eravamo molto stanchi, quindi ci addormentammo subito. La mattina ci svegliammo prestissimo per andare nel posto dove avevamo visto quel fumo , però un serpente mi morse. Quindi per sopravvivere dovevamo trovare aiuto. Siccome il veleno del serpente mi stava uccidendo, svenni e al mio risveglio Matilde non c’era più. Il mio piede stava peggiorando, quindi io potevo solo sperare di sopravvivere. Due giorni dopo stavo ormai per morire quando mi accorsi che un elicottero era proprio sopra di me. Iniziai ad urlare con le poche forze rimaste e l’elicottero dei soccorsi mi vide: mi presero e mi portarono all’ospedale più vicino. Io appena ne ebbi la possibilità, chiesi della mia famiglia e di Matilde, loro mi dissero che tutti i passeggeri erano stati ritrovati vivi e portati a New York ed io ero l’unico disperso. E mi dissero anche che Matilde non c’era tra i passeggeri del volo A987, però i soccorritori mi credevano e quindi andarono a cercarla, anche se non l’hanno mai ritrovata. I medici dissero ai soccorsi che poteva essere stata una immaginazione, ma io non mi arresi. Dopo qualche mese tornai in quella giungla con la mia famiglia ma non la trovai mai.

Mattia Restaino – Classe 2D
Scuola Secondaria di primo grado “Puccini” di Firenze