Per una teoria della non violenza

Per una teoria della non violenza

L’io e l’altro: tra violenza e non violenza

Classe 2 I

Liceo Scientifico Statale ‘A. Labriola’

 

Io e te siamo una cosa sola;

non posso farti male senza ferirmi

M. Gahndi

 

La non violenza – come criterio di condotta e come forma mentis – sembra purtroppo non appartenerci più. Nella non violenza, oltre ad un atteggiamento costruttivo di confronto e di apertura verso l’altro, c’è la scelta di non fare, la capacità e la lucidità di fermarsi un attimo prima. Prima di una parola o di un gesto di troppo, prima della violenza fisica e psicologica. Nella non violenza c’è il dubbio, la capacità di cambiare idea, la libertà di perdonare e di essere perdonati, la curiosità verso l’altro.

La violenza e l’uomo, la violenza e gli uomini

‘Tra tutti gli animali l’uomo è il più crudele. È l’unico ad infliggere dolore per il piacere di farlo’ (M. Twain)

‘La violenza, che non è in sé crudele, lo diviene nella trasgressione specifica di chi la organizza. La crudeltà è una delle forme della violenza organizzata. (G. Bataille).

 

Razzismo ad una fermata dell’autobus

Si chiama Kartik Chandra. Ha ventisette anni, viene dal Bengala. Un giorno, tornando verso casa, viene aggredito da un gruppo di ragazzi, di età compresa tra i 17 ed i 19 anni. Gli piovono addosso insulti, minacce e colpi violenti. Si salva dal pestaggio solo grazie a due ragazze che fanno parte di quel gruppo; si trova attualmente presso il reparto di Chirurgia Maxillo-Facciale dell’Ospedale San Camillo Forlanini di Roma.

 

Violenza: tra ubriachezza, eccesso e trasgressione.

Niccolò Ciatti, un giovane italiano, viene brutalmente massacrato in una discoteca di Barcellona. Un futile motivo di discussione; una rissa feroce, senza sconti e senza capacità di fermarsi. Oltre alla violenza però – una violenza cieca che non smette di inferire su un corpo inerte – ciò che colpisce è l’indifferenza, la mancata capacità di intervenire da parte di tutti coloro che erano attorno alla pista. L’indifferenza è forse un’altra forma di violenza?

 

Nozze di sangue: una violenza a forma di donna.

Il tacco a spillo dei femminicidi…il dolore che prova una donna quando si infrange il suo valore di essere vivente.

La violenza spegne; spegne il valore di una donna, il suo orgoglio, la sua creatività e la sua capacità di sorridere.

La violenza è una (mai nessuna) e centomila: centomila, come le donne che sono state vittime di femminicidio.

Modena. 26 ottobre. Un altro atto di violenza è stato compiuto ai danni di una donna, da parte di un carabiniere quarantaduenne, condannato a sei anni e mezzo di carcere.

Roma. 20 aprile 2016. Un bar qualunque alla periferia di Roma. La vittima, una donna di cinquant’anni, è stata raggiunta da quattro colpi di pistola al petto. L’assassino è il marito, bloccato nei dintorni dell’edificio mentre cercava di scappare. Alla base del gesto ci sarebbero motivi passionali.

Roma. 30 maggio 2016. Sono le tre di notte quando Sara di Pietrantonio brucia viva. Seguita sin dal giorno precedente; in ogni momento, in ogni posto. ‘Sto tornando’, scrive a sua madre, intorno alle tre e venti, quando all’improvviso l’ex fidanzato la sperona con la macchina, obbligandola a fermarsi sul bordo della strada. Nella macchina di lei c’è il cellulare ancora acceso, il messaggio inviato alla madre sullo schermo, nella macchina di lui c’è una tanica di benzina. Insieme ad una rabbia distruttiva. Insieme ad una violenza che brucia tutto, tra lamiere e anima.

Catania. 6 ottobre 2015. 42 coltellate, nella sua Audi A1. Muore così Giordana di Stefano, per mano dell’uomo che aveva più volte denunciato per stalking. Muore prima del processo, per mano del padre di sua figlia. Una violenza efferata, che ha strappato il suo corso alla giustizia.

E così a Catania, il 13 agosto. E così, sempre a Catania, è morta MariaChiara Petrollini. E a Varese, Debora Fuso. E così tante, troppe donne, uccise da un amore che amore non è.

Quando ti piace un fiore, lo prendi. Quando ami un fiore, lo innaffi ogni giorno. Chi comprende questo, capisce la vita.

La non violenza rappresenta dunque l’unica via possibile verso la pluralità, il dialogo, il rispetto, la dignità umana. È come una porta, la non violenza, che permette di passare dal labirinto dalla rabbia alla libertà del perdono, dal buio del razzismo ai colori del confronto, dalle nozze di sangue alla libertà di amare.