l’handicap è un’identità

La disabilità non può essere considerata un handicap, dal momento che i diversamente abili hanno tantissime capacità che magari altri non hanno, sono tra i più bravi della classe, sanno più cose di noi, sono più sensibili di noi. E’ importante non farli sentire diversi; occorre, invece, metterli a proprio agio e farli sentire proprio come tutti gli altri. Per loro è fondamentale ricevere attenzione e affetto, fare in modo che realizzino ogni loro desiderio perché si sentano felici e appagati, sicuri e fiduciosi nelle proprie possibilità. Tutto ciò deve essere messo in atto non solo nelle scuole, ma anche negli altri ambienti, come nello sport, nelle varie associazioni, ecc… Alcuni di noi hanno relazioni strette con ragazzi diversamente abili e ci siamo resi conto che loro sono molto sinceri e rispettosi, spesso anche più degli altri e lo dimostrano non solo a parole, ma anche e soprattutto nei gesti concreti: ad esempio, quando vedono che qualche amico o amica si trova in difficoltà per qualcosa o, in generale, nei momenti di bisogno, sono sempre presenti e dimostrano di essere degli amici autentici che non tradiscono mai e che si sentono accettati per quello che sono. A volte si può pensare che l’amico del cuore debba essere quello “figo”, ma questo non significa che i bambini diversamente abili che hanno difficoltà a muoversi, a parlare o a giocare non possano essere veri amici, anzi sono gli unici amici in grado di fornire un supporto quando è necessario. La vita dei nostri amici e compagni diversamente abili è piena di forza e di coraggio, qualità che dimostrano di avere anche i loro genitori. Loro affrontano la vita in modo forte e vanno avanti, gioiscono nel ricevere accoglienza e attenzione a scuola o al catechismo, sono felicissimi quando un compagno di classe suona alla loro porta di casa, sono tristi quando vedono che alcuni non li ritengono adatti a proseguire gli studi o che vengono ridotte sempre di più le ore di sostegno, che sono fondamentali per loro perché i professori li aiutano e li seguono non solo nello svolgimento del lavoro scolastico ma anche nel percorso di formazione culturale, intellettuale ed educativa, indispensabile per collocarsi nella società e per avere un posto di lavoro. Forse dovremmo stare vicino a loro un po’ di più perché può succedere che a tredici o a quattordici anni il nostro carattere esuberante ci porti a giocare e a scatenarci nel gruppo di coetanei trascurando un po’ i nostri compagni diversamente abili, che magari hanno ridotte capacità motorie, e pensando poi di fermarci un po’ vicino a loro per scambiarci due parole. Quando aiutiamo questi nostri compagni a volte sentiamo un brivido nel nostro corpo perché pensiamo: sono loro i diversi oppure noi? Raramente si abbattono e quasi sempre hanno il sorriso sulle labbra, anche quando attraversano momenti particolari della loro vita, che a volte è difficile: pensiamo, infatti, alle barriere architettoniche, ai trasporti pubblici, all’uso degli ascensori, azioni che spesso risultano complesse se manca un aiuto o se le attrezzature non sono perfettamente funzionanti. Sulla base di queste considerazioni, potremmo dire che ciascuno di noi è diverso dagli altri, ma solo in senso positivo e questo lo rende unico, con delle qualità vantaggiose per tutti. La diversità è un fattore importante della nostra vita perché ci rende unici al mondo e non esisterà nessuno uguale ad un altro. Pertanto, abbiamo bisogno della diversità proprio per mettere in evidenza la nostra individualità e per fare emergere la nostra personalità attraverso il confronto con gli altri