Ci sono cose che nessuno sa…

“A quattordici anni sei un funambolo a piedi nudi sul tuo filo, e l’equilibrio è un miracolo.” Sono queste le parole che usa Alessandro D’Avenia per descrivere (ancora una volta) cosa sia l’adolescenza nel suo secondo libro Cose che Nessuno Sa, pubblicato nel 2011 e successivo a Bianca come il Latte Rossa come il sangue (romanzo che in poco tempo ha conquistato milioni di ragazzi con una storia semplice ma piena di significato, e considerato da alcuni il suo lavoro più riuscito).

Margherita sta per affrontare un enorme cambiamento con l’inizio del liceo: è l’alba di un’età nuova.

Conta sull’affetto di sua madre, il suo fratellino Andrea, nonna Teresa ma soprattutto su suo padre, considerato da lei un porto sicuro e in grado di proteggerla da ogni male. Ma quando quest’ultimo decide di non far ritorno a casa il mondo di Margherita va in frantumi: il dolore per l’abbandono la colpisce con particolare intensità e la solitudine la porta a isolarsi da ciò che la circonda.

La vita però va avanti e la ragazza si troverà presto catapultata nella nuova esperienza liceale; il repentino cambiamento aggraverà la sua sensazione di solitudine e saranno la sua amica Marta, ragazza solare e apparentemente opposta a lei, Giulio, ragazzo deluso dal mondo e alla ricerca dell’affetto che non ha mai ricevuto, e il suo professore di lettere, uomo perso nei libri e immerso nei suoi sogni ma incapace di realizzarli, ad affiancarla in questo periodo travagliato.

È grazie alla lettura dell’Odissea che Margherita, rivedendosi nel personaggio dell’adolescente Telemaco, decide di intraprendere un viaggio per ritrovare suo padre: insieme a Giulio, compagno di avventura inaspettato che la seguirà per trovare un qualcosa che dia un senso alla sua vita, ritroverà la spensieratezza da bambina che aveva temporaneamente accantonato ma allo stesso tempo maturerà diventando una donna.

“Non può sapere che niente andrà bene […] sono cose che nessuno sa.”

Il libro tratta di tematiche comuni in cui ci si può facilmente identificare; la solitudine, la sensazione di abbandono dopo una separazione, la difficoltà nel trovare un posto nel mondo che cambia sono infatti i motivi che spingono a compiere un viaggio interiore per trovare se stessi, così come fanno Margherita e Giulio.

D’Avenia non lascia alcun personaggio “incompiuto”: scrivendo in terza persona (per poter sfruttare così una posizione da narratore onnisciente), e descrivendo a fondo la psicologia di ogni personaggio, l’autore è in grado di creare un legame ed empatia tra quest’ultimo ed il lettore.

Nonostante la protagonista sia una quattordicenne, la presenza di personaggi come il padre, la madre Eleonora, e – a parer mio il più significativo tra questi – il professore, il libro si avvicina, oltre ai più giovani, anche ad una fascia più adulta di lettori.

La scrittura è semplice ma contiene frasi ad effetto capaci di dare intensità alla narrazione e far soffermare il lettore, caratteristica dell’autore nello scrivere che dona una sfumatura poetica ad ogni romanzo che ha pubblicato.

L’unica piccola pecca che può essere trovata è il finale leggermente scontato che ha “sbeccato” il contesto prettamente realistico della narrazione.

Nel complesso è un romanzo capace di trasmettere infinite emozioni pur rimanendo fedele ad una realtà vicina a tutti noi.

Chiara Maccaferro, Liceo Democrito