“Processo” Zuckerberg: verità o farsa?

Nei giorni scorsi il CEO di Facebook è stato chiamato a testimoniare al Senato e al Congresso Americano, riguardo lo “scandalo Cambridge Analytica”.

 

 

Vedere Zuckerberg , il miliardario per eccellenza, pallido e balbuziente in mondovisione avrà sicuramente sconvolto alcuni. Ma il “processo” (se di processo si può parlare) , tenutosi in questi giorni nel Congresso americano, appare ai più attenti ambiguo e lacunoso di vere spiegazioni.

 

Gli Antefatti      Cambridge Analytica, una società che si occupa di raccolta e analisi dati , acquisisce 15 milioni di dollari da Robert Mercer , importante imprenditore e miliardario. Il suo consigliere è Steve Bannon, capo della campagna elettorale presidenziale di Donald Trump. 

Attraverso un’applicazione per Facebook realizzata dallo psicologo dell’Università di Cambridge Aleksandr Logan, Mercer avrebbe raccolto dati su circa 87 milioni di persone, sfruttati a proprio vantaggio da Brand Pascale, l’esperto per i social del neopresidente americano per individuare gli elettori .

Marzk Zuckerberg, CEO di Facebook, si è assunto la responsabilità, ammettendo di sapere da anni del “buco” nel sistema e di non essere riuscito a porvi rimedio.

Non abbiamo fatto abbastanza per impedire che questi strumenti vengano utilizzati in modo dannoso. Non abbiamo affrontato in modo sufficiente le nostre responsabilità.. È stato un mio errore e mi dispiace”, afferma Zuckerberg. “Non basta connettere le persone e dar loro voce: bisogna garantire verità e sicurezza. Facebook è un’azienda idealista e ottimista. Per gran parte della nostra esistenza ci siamo concentrati su tutto il bene che le persone in grado di comunicare possono portare”

 

Il Processo Dopo la divulgazione dello scaffale, Zuckerberg è stato chiamato a testimoniare davanti al Congresso degli Stati Uniti, al Senato e poi alla Camera

Un processo dalle dimensioni mastodontiche, mandato in mondovisione ina live su Facebook.

Ma l’impressione generale che ne è scaturita non rappresenta una svolta: il Congresso non sembrava voler indebolire il social network conosciuto in tutto il mondo è Zuckerberg si è limitato a pacate scuse e promesse di cambiamento per il futuro.

 

Farsa?  Il Congresso aveva una duplice faccia.  Da un lato i democratici, interessati ai finanziatori della Silicon Valley, capitanati dal leader Nancy Pelosi (che ha un capitale di 1.5 milioni di dollari in azioni Apple e mezzo milione di Facebook). Dall’ altro lato ci sono i repubblicani, il partito della deregolamentazione, liberali fino al midollo e quindi ostili per principio ai controlli pubblici sulle aziende private.  Ed infine c’era Zuckerberg, pallido e tremante, che , con le sue doti da attore, faceva concorrenza al settore più famoso dell’America (se non si considera quello bellico) :quello cinematografico.