Siamo capaci di pensare da soli?

Oggi abbiamo del tempo per sapere cosa pensiamo veramente?
Spendiamo i considerati tempi morti, che possono essere il viaggio in autobus o l’attesa del caffè
che bolle, per rispondere ai messaggi o scrollare la home su Instagram, mentre se abbiamo
qualche raro momento di puro silenzio con noi e noi stessi lo invadiamo senza indugio con un
ondata di canzoni appena scaricate da Spotify.
Così da non avere un attimo per pensare senza un secondo fine, un attimo da dedicare a pensieri
nostri; quei pensieri casuali innestati da un movimento troppo veloce di un passante, da una
gentile musica offerta dalla finestra aperta di una palazzina o dall’attraente fragranza delle
caldarroste per Via del corso. Sono queste le piccolezze delle quali ci priviamo ogni giorno.
La domanda è: Ci servono? Sono pensieri dei quali posso fare a meno?
Oggi tendiamo ad eliminare l’inutile, evitiamo in ogni modo la perdita di tempo.
Ma allora una domanda ancora più lecita potrebbe essere: Ma questa è una perdita di tempo?
Forse no.
Forse l’utilità di una ventina di minuti sui pensieri circolari è allo stesso livello di una lunga scrollata
sulla home di Instagram o Facebook che sia.
C’è una piccola differenza, forse fondamentale, i pensieri circolari sono guidati da noi. Traiamo le
nostre conclusioni, non quelle degli altri. Magari scopro che le nuove scarpe che ho addosso non
mi piacciono poi così tanto, che la borsa uguale a quella della
Ferragni me la potevo pure risparmiare.
Magari scopro anche che quelle non sono state decisioni mie, e che
la home di Instagram ci ha pensato per me.
La cosa più semplice da fare a questo punto sarebbe dare la colpa
alla società, ma poi ci dovremmo rendere conto che la società siamo
noi, quindi per una volta tanto puntiamo il dito contro noi stessi.
Tendiamo a banalizzare la questione come farebbe un bulletto delle
medie con il ragazzo strano, che non si comporta in modo normale.
Ci spaventa terribilmente ciò che non conosciamo, che non possiamo analizzare con dati
matematici, che non possiamo ponderare con le nostre mani. Perciò quando si tratta di gusti, di
decisioni secondarie seguiamo ciò che ci dicono. Risulta molto più semplice.
In realtà dovremmo renderci conto che tutto questo ci sotterra, spazza via la nostra personalità
con una semplicità ingiusta.
Non c’è una soluzione standard a questa problematica, dopo tutto questo discorso proporvela
risulterebbe ipocrita.
La formula che mi libera da ogni responsabilità di questo discorso e da quello che avrebbe potuto
portarvi a pensare è quella di riportare una citazione usata fin troppo impropriamente: “cogito
ergo sum”. Cartesio non la scrisse con la stessa leggerezza con la quale potremmo leggerla noi. Il
nostro pensiero ci delinea, non quello degli altri.