L’evoluzione della Moda

La parola “Moda”.

Moda Italiana: sinonimo di buon gusto, affidabilità e qualità. La moda è un fenomeno sociale che consiste nell’affermarsi,  storicamente e geograficamente,  di modelli estetici e comportamentali. In genere, è riferito all’ambito dell’abbigliamento e tali modelli segnano, con gli elementi di novità e originalità, le epoche e il pensiero della gente. La Moda è nata nel mondo quando le necessità primarie dell’uomo erano ormai assicurate. Essa si è evoluta nei secoli, cambiando forma in ogni epoca. Nel Barocco, indossata dalla nobiltà e dai reali, ha dato spazio a tutta la sua ricchezza e sfarzosità fino a tornare alle linee pulite e lineari nel 1945. Dopo la fine della II Guerra Mondiale, in Italia si è ricominciato a dare importanza alla Moda, passando dalla linea austera, caratterizzata da spalle squadrate e gonne sotto il ginocchio, al lusso sofisticato di C. Dior con delle silhouette dalla vita sottile e gonna ampia, fino ad arrivare all’iper-femminilità, con le donne fragili e sensuali degli anni ’50.

Giorgini.

In Italia, Roma, Firenze, Torino e Milano, fra il 1946 e il 1951, diventano i quattro centri più importanti in questo settore. A metà degli anni Cinquanta, le quattro città posero le basi per una sorta di divisione dei compiti: Roma si sarebbe dedicata all’alta moda, Firenze alla moda-boutique, Torino e Milano all’abito di confezione. Fu con l’intervento di Giovanni Battista Giorgini che la Moda Italiana si espanse anche all’estero. Giorgini, affascinato dalle sfilate viste a Roma, sognò di portare la moda italiana in America, il mercato estero più raggiungibile, come dimostrava l’esperienza di Salvatore Ferragamo. A Firenze, il 12 febbraio del 1951, Giorgini organizzò una sfilata tenuta nel salone di casa sua. Per quest’occasione chiamò diversi suoi amici “buyer” (compratori esperti), che inizialmente rifiutarono il suo invito. Solo alcuni accettarono e, come dice Giorgini stesso, andarono solo per fargli un favore personale. Giorgini organizzò una sfilata chiamando 10 case di moda, ognuna fece 18 capi, per un totale i 180 abiti, ovvero una collezione più che discreta. La casa di moda delle sorelle Fontana era stata la prima ad aver esportato un suo capo all’estero, ancor prima della sfilata organizzata da Giorgini.

Ma com’è organizzata una casa di Moda?

Inizia tutto con il titolare, ovvero il creatore, colui che disegna gli abiti. Emilio Schuberth, per esempio, per creare i suoi abiti traeva ispirazione direttamente  dalla stoffa, mentre Silvana, per vedere se il vestito funzionava, lo creava prima in miniatura per le sue bambole. In seguito, l’idea passa fra le mani dei modellisti e dei vari rami del laboratorio, fino alla realizzazione di un capo finito, da portare ai confezionisti con tre mesi di anticipo. Alla fine, abbiamo la sfilata, ossia un’esibizione dei vari capi, sottoposti a compratori esperti e a questi venduti prima di essere esposti al pubblico. Le sfilate vengono fatte due volte all’anno: a febbraio e a settembre, rispettivamente per primavera-estate e autunno-inverno, con due anni di anticipo. La moda Italiana, dal 1951 al 1958, passò da 27 miliardi a 75 miliardi di capi esportati all’estero. I maggiori esponenti della moda romana dell’epoca sono: le sorelle Fontana, Gattinoni, Galitzine e Capucci.

Le  Sorelle Fontana.

Le sorelle Fontana erano tre ragazze, Zoe, Giovanna e Micol, che vivevano in un piccolo paesino in provincia di Parma. Nel 1936, decisero di aprire un loro negozio a Milano o a Roma, affidandosi alla sorte e prendendo il primo treno di passaggio alla stazione. Il destino cadde su Roma. All’inizio, avevano un negozio di piccole riparazioni in cui lavoravano solo loro tre. Poi grazie alla loro prima cliente, Gioia Marconi, figlia di Guglielmo Marconi,  iniziarono a creare abiti con la propria stoffa. Cominciarono anche a creare vestiti per l’aristocrazia romana, fra cui le famiglie Colonna, Caetani, Torlonia. Adesso hanno una produzione con 400-450 lavoratrici, divise nei vari laboratori. Hanno realizzato tantissimi abiti per personaggi della storia come: l’abito da sposa corto per Margaret Truman, realizzato usando un merletto antico acquistato per l’occasione a Venezia; l’abito blu Savoia per la regina Maria José, per i festeggiamenti dei suoi 90 anni; vestiti in bianco e nero per l’attrice Liz Taylor e, ovviamente, l’abito da sposa di Audrey Hepburn che, dopo aver lasciato il proprio fidanzato, decise di regalarlo alla sartina più povera. Il vestito più importante di tutti, che fece conoscere le sorelle Fontana in tutto il mondo, fu l’abito da sposa di Linda Christian per le nozze con Tyrone Power. Questo evento fu il II matrimonio del secolo, dopo quello della regina Elisabetta, e lo strascico dell’abito era lungo 7 metri, 2 in più rispetto a quello della regina. Questo evento fu così importante che i due sposi vennero ricevuti persino dal Papa in Vaticano.

Fernanda Gattinoni.

Fernanda Gattinoni nacque il 20 dicembre 1906 in provincia di Varese. Dopo essersi trasferita a Londra e aver incontrato Coco Chanel, assunse la direzione della sartoria Ventura di Milano; proprio negli anni in cui lavorava a Roma, Fernanda Gattinoni disegnò il suo capo più conosciuto e stimato, il patelot grigio di cachemire. Nel 1945 fondò un proprio atelier a Roma, a Porta del Popolo. In questi anni realizzò l’abito di Audrey Hepburn per il film “Guerra e pace”, conquistando una nomination all’Oscar. Fernanda Gattinoni è morta nel 2002, all’età di 96 anni.

Irene Galitzine.

Irene Galitzine nacque in Russia nel 1916 ma, all’età di solo un anno e mezzo, si trasferì con la famiglia a Roma. Nel 1945 iniziò a lavorare come indossatrice preso l’atelier delle Sorelle Fontana. Nel 1960, in una sfilata a Palazzo Pitti, la stilista presentò un particolare capo, chiamato in seguito da Diana Vreeland “pijama palazzo”. Si trattava di un originale completo pantaloni, realizzato con tessuti a motivi astratti e decorato con applicazioni, perline e frange. Nello stesso anno, Galitzine ricevette l’Oscar della Moda a Milano. Nel 1964 la stilista realizzò, a Baltimora, gli abiti indossati da Sophia Loren nel film “La caduta dell’impero romano”. Irene Galitzine morì a Roma nel 2006 all’età di 90 anni. I suoi abiti più celebri sono ancora  presentati in esposizioni di livello internazionale.

Roberto Capucci.

Roberto Capucci nacque a Roma nel 1930. Nel 1950, diplomatosi al Liceo Artistico e all’Accademia delle Belle Arti, inaugurò il suo primo atelier. Nel 1958, lo stilista vinse l’Oscar della Moda per la creazione della “Linea a Scatola”, che utilizzava forme geometriche per la modellazione di corpo e spazio. Nel 1962 aprì un atelier anche a Parigi. In questi anni sperimentò creazioni più complesse dal punto di vista tecnico, utilizzando materiali inusuali come la plastica, il plexiglass, il metallo e le fibre hi-tech. Da quel momento Capucci terrà le sue sfilate dove e quando riterrà più opportuno, distaccandosi dal calendario delle sfilate dell’alta moda italiana, dedicandosi a tempo pieno alla ricerca artistica delle forme che lo condurrà alla creazione di nuove “sculture da abitare”.

La Moda Italiana.

La moda italiana, sopratutto romana, è simbolo di eleganza e praticità. Dice NO alla volgarità e SI al buon gusto. Negli ultimi decenni, siamo passati dall’alta moda all’altra moda ossia, anziché creare capi eleganti e raffinati, si cerca l’eccesso e, a volte, anche il brutto. Come dice Roberto Capucci, chiedendosi dove siano finiti il fascino e il buon gusto, le donne ora camminano al centro “con l’ombelico scoperto, lo slip che spunta come l’orrida spallina del reggiseno, lo stivaletto a spillo bianco […] i jeans tutti rotti”. Ormai la Moda sta passando allo scandalo e alla volgarità, diventando così soltanto un oggetto, perdendo il valore che aveva guadagnato nel tempo. È diventato solo un mezzo di profitto economico, in cui è prediletto il capo industriale, con abiti di tessuti grezzi e plastificati, in cui si è persa l’antica arte del capo sartoriale di qualità. Io propongo, con una mia creazione, un ritorno alla classica bellezza di altri tempi, in cui però ho anche dato spazio alla novità e alla modernità, creando un mix di eleganza nelle linee con un pizzico di sensualità, senza però scadere nel volgare o nello sconcio.

Gaia Montesi, 3D Liceo Artistico “Via di Ripetta”