La fotografia concettuale: espressione di sé

La fotografia concettuale cerca di esprimere un determinato concetto attraverso il soggetto fotografato. Il fotografo realizza la sua opera soltanto dopo averla immaginata e creata nella sua mente. Generalmente il fotografo introduce nell’inquadratura molti elementi personali, che la rendono più comprensibile al grande pubblico. Esempi quotidiani di fotografia concettuale possiamo trovarli in ambito pubblicitario, dove l’immediatezza nella comunicazione di un’idea è fondamentale.

Possiamo ritenere la fotografia concettuale antitetica al fotogiornalismo, che consiste invece nel catturare elementi reali esattamente come appaiono, senza avvalersi di nessun tipo di modifica sia manuale sia attraverso l’uso di alcuni software di editing.

La fotografia concettuale è una forma d’arte molto creativa e complessa da mettere in atto, perché richiede molto più tempo e quindi pazienza rispetto agli scatti comuni.

In essa possiamo trovare anche simboli visivi e grafici che possono esprimere sentimenti, stati d’animo, pensieri.

Questo oggi è reso possibile soprattutto grazie allo sviluppo nell’ambito tecnologico, che rende le foto realizzate ancora più surreali.

Tra i vari artisti che si sono dedicati alla fotografia concettuale, l’italiano Franco Fontana occupa un posto di prim’ordine. Le  fotografie dei suoi paesaggi rappresentano non solo la realtà così come appare, ma ne creano un’astrazione, fatta di colori molto forti, esagerati e di linee marcate.

Un altro fotografo che possiamo citare è l’americano William Eggleston. Gli esperimenti con il colore stimolarono Eggleston a occuparsi sempre di più della realtà e degli ambienti della vita quotidiana, senza tralasciare di registrarne gli aspetti più banali: ad esempio, l’interno di un frigorifero o di un forno a gas, un soffitto con una sola, nuda lampadina al centro. Egli trasformava questi soggetti in “arte”; nelle sue fotografie luce, composizione e colori seguono un disegno preciso.

Infine, vorremmo citare un artista contemporaneo: David LaChapelle. Il suo stile kitsch, esageratamente colorato e surreale si riconosce già dopo uno sguardo. Ironia, glamour e motivi iconografici si fondono nelle sue fotografie, spesso considerate trasgressive, a causa della mescolanza tra sacro e sacrilego nella rappresentazione di temi universali. Ne sono un esempio raccolte fotografiche come “Nativity” o “The Deluge”, entrambe raffiguranti, come dice l’artista stesso, la paura che ha l’uomo di perdere punti di riferimento in un’epoca di grandi cambiamenti. LaChapelle ha trovato ispirazione per queste serie negli affreschi di Michelangelo della Cappella Sistina. Dopo “La Creazione” e “Il Diluvio”, l’artista ha realizzato l’opera “Awakened”, in cui ritrae una sorta di “Resurrezione dopo il diluvio”, con scatti raffiguranti persone immerse in acqua, come fossero in uno stato embrionale.

Questo tipo di fotografia necessita spesso di mezzi considerevoli, anche dal punto di vista economico. Pur con risorse molto più ridotte, anche una di noi ha cercato di esprimere un concetto tramite una sua creazione.

Valeria Cantoni, Simone Mei, Rebecca Popovici, Fulvio Rabbito, Chiara Taglieri, Niccolò Taliento, Syria Zerbo, 2G Liceo Artistico “Via di Ripetta” (sede di “Pinturicchio”)