Il successo dell’arte giapponese a Roma.

“Studiando l’arte Giapponese si vede un uomo  indiscutibilmente saggio, filosofo ed intelligente , che passa il suo tempo a far che? A studiare la distanza fra la terra e la luna? No. A studiare la politica di Bismarck? No. A studiare un unico filo d’erba. Ma quest’unico filo d’erba conduce a disegnare tutte le piante, e poi le stagioni e le grandi vie del paesaggio, e infine gli animali, e poi la figura umana.

Così passa la sua vita e la sua vita è troppo breve per arrivare a tutto.

Ma insomma, non è quasi una religione quella che ci insegnano questi giapponesi così semplici e che vivono in mezzo alla natura come se fossero essi stessi dei fiori? E non è possibile studiare l’arte giapponese, credo, senza diventare molto più gai e felici, e senza tornare alla nostra natura nonostante la nostra educazione e il nostro lavoro nel mondo della convenzione.”

Vincent Van Gogh (Lettera a Theo, 542).

 

Le illuminanti parole del grande Van Gogh ci fanno comprendere come l’arte giapponese, soprattutto la produzione di stampe, fosse ammirata in Occidente nell’800. Essa ebbe un’enorme influenza su quella europea, soprattutto sui pittori gravitanti a Parigi, come lo stesso Van Gogh, Monet, Gaugin. Quello che affascinava di più dell’arte nipponica era la varietà dei soggetti, che  spaziava dai paesaggi ai ritratti (soprattutto di bellezze femminili), dagli animali (anche mitologici), alle piante. Inoltre era apprezzata la meticolosità nella resa dei dettagli.

Una delle caratteristiche principali presente nelle stampe giapponesi, ripresa spesso dagli artisti occidentali, è la mancanza di simmetria delle composizioni.

Questo genere di stampe è chiamato dagli studiosi “Ukiyo-e“,浮世絵(immagine del mondo fluttuante). Si tratta di un genere di stampa su carta (solitamente impressa con matrice di legno). Questa tecnica divenne molto popolare a Edo, l’attuale Tokyo, durante la seconda metà del XVII secolo. Inizialmente si utilizzava soltanto inchiostro ad Ariese, in seguito le stampe vennero colorate a mano con dei pennelli. Infine, nel XVIII secolo si realizzarono stampe policrome.

Negli anni trenta dell’Ottocento, la produzione di serie di immagini dei luoghi celebri caratterizza l’Ukiyo-e. Questo tipo di serie, che raffiguravano località note per le bellezze naturali e “luoghi” di piacere, ossia mete da non perdere, prende il nome di “名所-Meisho”.

Un esempio celebre sono le “Trentasei vedute dal monte Fuji” di Hokusai, in cui la protagonista è la montagna sacra, di cui fa parte la stampa più famosa dell’artista, “L’onda”.

Un’altra serie importante è quella delle “Cinquantatre stazioni del Tōkaidō” di Hiroshige.

Queste immagini ebbero un tale successo da essere utilizzate anche per giochi da tavolo e per i “surimono” (stampe di piccole dimensioni, usate come messaggi di auguri e di invito per eventi e spettacoli).

Un altro soggetto molto diffuso è quello delle bellezze femminili, che raffigurava giovani donne intente nelle faccende quotidiane, in special modo cortigiane delle famose case da tè.

Tali ritratti erano di solito a figura intera, in modo da sottolineare la sensualità e la bellezza dei kimono, degli obi e delle acconciature. Sulle vesti erano spesso dipinti animali mitologici, come draghi e leoni cinesi, figure utilizzate anche come protagonisti di singole stampe .

Un tema particolare è quello dei “manga” di Hokusai, veloci figure stampate con il colore nero, che illustravano immagini di vita quotidiana. Essi erano utilizzati dall’artista come manuali per gli allievi.

L’arte giapponese continua ancora ad avere un grande successo: ne sono testimonianza le numerose mostre che vengono allestite tutti gli anni in tutto i mondo. Quest’anno a Roma sono state allestite due mostre che hanno avuto grande successo: “Hokusai, sulle orme del maestro” al museo dell’Ara Pacis e “Hiroshige, visioni dal Giappone ” alle Scuderie del Quirinale.

Anche noi ne siamo rimasti affascinati, tanto che abbiamo trovato ispirazione nelle stampe giapponesi per alcune nostre opere.

Melissa Cicconi, Sara Fabbri, Emanuele Fiorino, Siria Floridi, Sandra Han, Allegra Lafavia, 1B Liceo Artistico “Via di Ripetta”