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Ville, appartamenti e imprese, ecco come è riutilizzato il tesoro dei boss Beni confiscati: dall’illegalità all’utilità sociale

Edoardo Mirone

La storia ci ha insegnato che le mafie sono attratte da quei territori dove ritengono sia possibile fare affari e investire nell’ economia locale una parte dei capitali accumulati mediante il compimento di attività illecite. Ma oggi grazie al grande lavoro delle forze dell’ordine e della magistratura si cerca di interrompere questo meccanismo prima con il sequestro dei beni frutto di illegalità e poi con la confisca degli stessi. Il primo a capire l’importanza del sequestro dei beni ai mafiosi è stato il politico e sindacalista italiano Pio La Torre, ucciso da Cosa Nostra a Palermo nel 1982. La legge Rognoni-La Torre, approvata proprio quell’anno, ha introdotto il reato di associazione di tipo mafioso e le misure per sottrarre i beni che sono entrati a far parte del circuito economico dell’organizzazione mafiosa. Questi beni vengono dapprima sequestrati dalle forze dell’ordine e, una volta confiscati, diventano proprietà dello Stato. Dal 1982 a oggi così è stato per 27mila beni tra cui ville, castelli, alberghi, cliniche, supermercati, stabilimenti balneari, auto di lusso. Di questi la metà circa sono stati consegnati allo Stato e negli ultimi anni oltre quattrocento di essi sono stati affidati ai prefetti e ai sindaci della Sicilia: ogni comune ne decide la destinazione finale. Il loro recupero e valorizzazione riguardano tutti, non solo i singoli territori perché la legge La Torre unisce Nord e Sud Italia in una sfida comune contro la mafia e si ritiene che la restituzione alla collettività di ricchezze accumulate illegalmente favorisca una rinnovata fiducia nei confronti dello Stato. Il loro reimpiego può infatti divenire sinonimo di legalità, lavoro, cultura, voglia di riscatto e libertà. Sono numerosi oggi i progetti nati da diverse associazioni, come “Libera”, che hanno offerto lavoro ai giovani proprio grazie al riutilizzo sociale dei beni confiscati: gli immobili vengono per lo più destinati a spazi associativi che, attraverso la musica, la cultura, lo sport, il teatro, il cinema, l’arte, il volontariato, diffondono la cultura della legalità, offrono spazi alternativi a quelli mafiosi per sottrarre giovani alla strada e al rischio di diventare spacciatori, ladri e delinquenti. La Guardia di Finanza di Siracusa ha recentemente eseguito un provvedimento di confisca di beni per 2,8 milioni di euro. Altri immobili confiscati alla criminalità organizzata sono stati destinati al Comune di Siracusa che li utilizzerà “per fini sociali”, un appartamento del capoluogo è stato mantenuto al patrimonio dello Stato per essere destinato ad alloggio di servizio del Comando provinciale dei carabinieri della città. Per arrivare a una legge che consentisse il sequestro e la confisca dei beni alla criminalità organizzata si sono immolati al sacrificio uomini e servitori dello Stato: noi tutti abbiamo subito un danno a causa della loro scomparsa; non possiamo subire anche la beffa derivante dal rendere inutili le leggi che solo grazie a loro oggi rendono più efficace la lotta a tutte le mafie.