“Come vivere in un incubo”

Intervista a Carla Gatti, una residente in via Fillak, a Sampierdarena.

 di Alice Mosca

 

 

Il crollo del Ponte Morandi, il 14 Agosto  018 a Genova, non ha solo cancellato l’arteria principale che collegava il Levante e il centro città con il ponente, ma ha causato innumerevoli danni e disagi, soprattutto agli abitanti della zona. Tra questi Carla Gatti, residente in via Walter Fillak, a Sampierdarena.

 

Dove si trovava al momento del crollo del ponte Morandi?

Quella mattina stavo preparando il pranzo per me e mio marito, quando all’improvviso, ho sentito un rumore fortissimo come un tuono, anzi di più, un boato assordante. Subito mi sono precipitata alla finestra e ho visto che il ponte non c’era più.

 

Qual è stata la sua immediata reazione?

Ho iniziato ad urlare a squarciagola e a chiamare mio marito gridando: “Il ponte non c’è più, il ponte non c’è più!”.

 

Quali danni avete subito?

Essendo al limite della zona rossa, non siamo stati fisicamente colpiti, possiamo ancora abitare nella nostra casa, ma emotivamente sì, è impossibile dimenticare quella giornata.

 

Com’è cambiata la sua vita da quel giorno?

Subito dopo sembrava di essere in guerra, pompieri, forze dell’ordine, Protezione Civile, dappertutto. Una scena surreale, apocalittica. Era come vivere in un incubo, dal quale era ed è tutt’ora impossibile risvegliarsi.

 

Grazie per la sua disponibilità, le siamo vicini, non resterete soli. Continueremo a seguire gli eventi.

 

 

 

 

 

Fonte immagine: ilsecoloxix.it