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La diversità è solo negli occhi di chi non abita il mondo

Ci chiamano immigrati, clandestini, rifugiati politici.

Nessuno ci chiede chi siamo davvero. Noi siamo sognatori.

(Le rose di Gerico, di Barbara Mileto)

 

Il 18 dicembre 2018 è stata, per l’Istituto Comprensivo Statale Giovanni Verga, una data dedicata ad alcuni temi di attualità che, per la loro rilevanza, necessitano sicuramente di essere al centro dell’attenzione con più di una riflessione. La scelta di un giorno simile ha voluto rendere onore alla Giornata internazionale per i diritti dei migranti, proclamata nel 2000 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. L’immigrazione è senz’altro un argomento molto delicato da trattare ma di cui è vitale parlare: non è possibile, infatti, chiudere gli occhi di fronte alla fuga di innumerevoli persone che lasciano la terra natia per fuggire dalla guerra, tentando anche di garantire un futuro migliore ai propri figli. Il prezzo di una decisione simile, il più delle volte, non è solo un viaggio molto duro, ma anche il non sapere se tale viaggio potrà essere portato a termine, se quelle stesse persone riusciranno a restare in vita.


In tale occasione, dunque, l’Istituto ha ospitato diversi ospiti: l’Avv. Christian Petrina, responsabile del Progetto “Legalità nelle scuole”, e Andrea e Davide, due giovani membri dell’Amnesty International, organizzazione che si occupa della difesa dei diritti umani.

L’Avv. Petrina ha introdotto il proprio discorso ricordando, innanzitutto, l’importanza dei diritti umani a partire da alcuni momenti storici in cui tali diritti non sono stati certamente garantiti: il nazismo, in particolare, è stato la manifestazione della volontà di eliminare degli esseri umani solo perché considerati “inferiori di razza”, con conseguenze devastanti permesse dalle leggi razziali del 1938 e rispetto alle quali siamo tutti ancora oggi sensibili, e non a caso l’Istituto Giovanni Verga ha preso parte al Viaggio della Memoria 2019 promosso dal MIUR. I diritti umani, però, non si esauriscono solo in un’uguaglianza che non prevede la distinzione di razze: deve essere garantito anche, per esempio, il diritto a una vita serena e felice, o il diritto al lavoro, fondamentale per la realizzazione della persona. I migranti, come tutti, devono dunque avere a disposizione una realtà che possano sentire propria, una realtà che appartiene a tutti indipendentemente dal nome del paese di nascita. L’Avv. Petrina ha dichiarato il suo «sogno, la follia» di vedere la realizzazione di un mondo dove tutti sono uguali, dove tutti hanno gli stessi diritti e doveri e i mezzi per esercitarli, mostrandosi visibilmente commosso di fronte alla storia personale raccontata da uno studente del nostro Istituto, che ha vissuto sulla propria pelle l’immigrazione e ha dovuto lasciare la famiglia per ottenere qualcosa che tutti noi crediamo sia scontato per una vita “normale”; è straziante, ha infine aggiunto l’avvocato, pensare che un genitore debba separarsi dal proprio figlio in nome della sopravvivenza, per sfuggire alle bombe, quando nella nostra realtà le uniche “bombe” che sentiamo sono legate alle caratteristiche festive dei fuochi di artificio.

L’avvocato, di conseguenza, ha voluto esortare gli studenti a non rimanere passivi di fronte a ciò che accade nella quotidianità, coltivando gli studi e attivandosi per creare un futuro migliore, seguendo le stesse scelte dei giovani ragazzi di Amnesty International, rispetto ai quali l’avvocato Petrina ha dichiarato di sentirsi «più piccolo».

Il compito principale dell’Amnesty International è la garanzia dei diritti umani in ogni parte del mondo: per fare ciò, l’organizzazione si serve della promozione di campagne con l’obiettivo di sensibilizzare su argomenti di vitale importanza, come la costrizione delle donne del Burkina Faso a matrimoni in tenera età. La diffusione delle informazioni avviene verbalmente (attraverso l’utilizzo dei social), tramite la raccolta firme (sia con una modalità cartacea, sia attraverso il sito ufficiale dell’Amnesty) e con le raccolte fondi. La raccolta firme serve per raggiungere numeri di dissenso talmente elevati da impedire ai governi di rimanere impassibili di fronte a particolari eventi che violano i diritti fondamentali della persona, sentendosi dunque costretti a intervenire velocemente e nel miglior modo possibile; i fondi, che non provengono da enti pubblici (in quanto ciò potrebbe influenzare le politiche dell’organizzazione), servono per inviare dei ricercatori sui luoghi in cui è stata segnalata una violazione dei diritti umani, raccogliendo così informazioni sulla veridicità dell’evento e promuovendo, successivamente, eventuali campagne di denuncia.

È stato domandato ai ragazzi di Amnesty International cosa li ha spinti a fare parte dell’organizzazione: le risposte ottenute hanno mostrato una profonda umanità da parte dei due giovani diciannovenni, i quali hanno confessato di aver visto nell’Amnesty International un’opportunità per uscire da un senso di solitudine e incompletezza; uno dei ragazzi ha inoltre dichiarato di essere entrato a fare parte dell’organizzazione a seguito di un evento che coinvolgeva tutti i gruppi della Sicilia, superando i dubbi iniziali una volta conosciuta più da vicino quella nuova realtà, composta anche da ragazzi di quattordici anni, fondata su aiuto e cooperazione. Fare parte dell’Amnesty International significa non solo fare qualcosa di concreto, ma anche conoscere altre persone e diversi punti di vista (non accontentandosi delle informazioni fornite dai mass media). L’organizzazione, quindi, condivide lo stesso obiettivo del Progetto “Legalità nelle scuole”: spingere i più giovani ad attivarsi, a contribuire alla creazione di un mondo migliore anche per le future generazioni. A tutto questo, si aggiunge il dovere di utilizzare correttamente la nostra ragione. Molte persone, infatti, sono contro l’immigrazione semplicemente perché non pensano al motivo per cui i migranti decidono di partire, soffermandosi invece sulla loro “diversità” che avrebbe dovuto costringerli a non “invadere le terre altrui”, dimenticando così il più ovvio dei pensieri: l’unica razza esistente è quella umana.


Leonardi N