Un giorno alla Zisa

Il giorno 5 febbraio 2019 i miei compagni ed io abbiamo visitato a Palermo il magnifico Castello della Zisa, edificio in stile arabo-normanno da poco nominato Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO.

L’edificio, costruito nel 1165 da Guglielmo I, era stato posto al di fuori delle mura della città e sorgeva all’interno del grandissimo parco reale normanno, il Genoardo, che ospitava splendidi giardini e una gigantesca “peschiera”, una grande vasca in cui venivano allevati pesci e  uccelli.

La Zisa (che nei secoli ha subito diversi interventi di restauro) era un “sollazzo” cioè un luogo di svago nel quale i sovrani, insieme a diversi nobili, trascorrevano l’estate usandola come luogo di villeggiatura.

Il palazzo è costruito su tre piani: il primo serviva a festeggiare banchetti e cerimonie, il secondo era riservato alle donne ed il terzo veniva usato veniva usato dal sovrano che vi soggiornava.

All’esterno del palazzo si possono notare tre fornici d’ingresso a sesto acuto: al di sopra di quella centrale si può osservare lo stemma della famiglia De Sandoval (che lo acquistò nel 1635) sorretto da due leoni rampanti; il cornicione è seghettato e ai lati del palazzo si possono notare le due Torri del Vento, dei sistemi di areazione che permettevano di tenere fresco tutto il palazzo durante l’estate (infatti ogni piano è collegato con delle aperture alle torri che vano sempre l’aria fresca).

L’interno è ricco di soffitti a muqarnas, di preziose decorazioni come i musciarabia (dei paraventi in legno) e di magnifiche sale. Tra queste, la sala della Fontana, posta all’interno dell’Iwàn (un ambiente chiuso e coperto posto a un’estremità del palazzo che si apre verso l’esterno e il cui ingresso è sormontato da un arco) veniva usata per celebrare feste e per fare banchetti e per questo è ricca di mosaici, dipinti, capitelli decorati e possiede una bellissima fontana.

Il primo piano è molto semplice e poco decorato, ma ha comunque un suo fascino.

L’ultimo piano è occupato dalla Sala del Belvedere, chiamata così perché dalle sue grandi finestre i principi riuscivano a vedere tutto il paesaggio compreso il giardino del palazzo; in una parte di questa sala sono state scoperte delle tracce di un antico “Impluvium”, zona in cui si raccoglieva l’acqua piovana per poi riutilizzarla quotidianamente; oggi dell’Impluvium si può vedere solo qualche traccia perché, con l’arrivo dei De Sandoval, venne distrutto.

Visitare questo splendido palazzo è stato davvero interessante ed istruttivo.

Carola Siracusa

Classe 2F

I. C. Giotto Cipolla