“Il Collegio”, nuovo fenomeno adolescenziale in TV

Si chiama “Il Collegio” ed è il nuovo fenomeno adolescenziale della TV. L’ultima puntata, andata in onda in prima serata il 26 febbraio, ha tenuto incollati ai teleschermi 2.316.000 di spettatori, registrando uno share pari al 10% e sbaragliando la concorrenza delle reti avversarie.

Il programma si è, dunque, confermato una scelta più che vincente per il palinsesto di Rai2, dimostrando ancora una volta la sua incredibile capacità di intercettare un target particolarmente esigente e tradizionalmente poco attratto dalla televisione generalista: quello dei teenagers. Inarrestabile anche il successo sui social network, dove la trasmissione ha raggiunto il primo posto nei trend topic di Twitter in Italia, nonché il settimo posto nella classifica mondiale.

Il format del docu-reality, giunto alla sua terza edizione, dopo le prime due trasmesse rispettivamente nella stagione invernale e in quella autunnale del 2017 – è molto semplice: un gruppo di adolescentidai 13 ai 17 anni è costretto a vivere e studiare tra le austere mura di un collegio del bergamasco, seguendo le rigide ed inflessibili regole del 1968.

Ecco, dunque, che i ragazzi sono obbligati a rinunciare ad ogni amenità del vivere contemporaneo: niente smartphone, niente Internet, niente Instagram. Sì invece ad inchiostro e pennino, alle divise, al salto della corda.

L’ambientazione d’epoca, tuttavia, appare talvolta fin troppo esasperata, e, forse, coniugata solo in determinati aspetti, tra i quali, ad esempio, la divisione tra maschi e femmine nelle ore di applicazioni tecniche ed economia domestica. E se effettivamente il sistema scolastico del ’68 prevedeva la separazione di ragazzi e ragazze per alcune ore di lezione, è altresì vero che allora le punizioni corporali erano all’ordine del giorno; eppure, in nessuna puntata è mai stato mostrato – per fortuna – un collegiale bacchettato da un insegnante o costretto ad inginocchiarsi sui ceci.

Per il resto, però, “Il Collegio” è sicuramente una trasmissione interessante, specie per la sua contemporaneità, poiché, nonostante l’ideale salto temporale a cinquant’anni or sono, dipinge una panoramica sconfortante delle generazioni di oggi e del sistema scolastico italiano.

La geografia, ad esempio, è una tra le materie più bistrattate e sottostimate nei programmi attuali. Ecco, dunque, che per molti collegiali Viareggio è in Emilia Romagna e Reggio Emilia è il capoluogo della Puglia. Gravissime lacune anche sulle tabelline, sebbene quest’ultimo sia un fatto ormai noto, visto che gli studenti italiani occupano da tempo gli ultimi posti per rendimento in matematica.

Se escludiamo l’avvincente efficacia narrativa, è questo l’aspetto migliore del programma di Rai2: un quadro desolante di una parte dei teenager di oggi:viziati, svogliati, superficiali, dediti solo a seguire le mode e assai poco inclini all’applicazione allo studio.

Sia chiaro, nessuna generalizzazione: evidentemente la trasmissione mirava a selezionare e a sottoporre all’attenzione del telespettatore proprio questa particolare categoria di adolescenti. Ma i ragazzi di oggi non sono tutti uguali tra loro.

Per concludere, “Il Collegio” è sicuramente un prodotto interessante ed una proposta televisiva appetibile – non a caso, riesce a catturare l’attenzione di oltre due milioni di telespettatori – ma è sicuramente sbagliato affibbiargli delle finalità pedagogiche che non ha e non deve avere.

E’ un esempio di intrattenimento televisivo, e in quanto tale, è bene che lo spettatore sia predisposto a seguirlo con uno spirito di “leggerezza”, senza prendere eccessivamente sul serio i fatti o le situazione descritte.

Ignazio Galeano, IV DL