Vogliamo il nostro futuro. Da oggi.

Intervista a Gloria Pallotta, attivista di Fridays for future

di Vittoria Marfella, 1B

L’Attivismo non è un ruolo, è una lotta. 

Essere attivista vuol dire prendere una posizione e battersi, non solo per le nostre battaglie ma anche per quelle degli altri.

Non esiste un manuale o una regola per partecipare in modo attivo alla vita di tutti i giorni, ma ognuno, in base alle proprie esigenze combatte in modo diverso; c’è chi scrive, chi manifesta e chi fa volontariato.

Spesso sembra che solo poche manifestazioni ottengano risultati concreti, ma in realtà queste sono tanti piccoli pezzetti  che servono a costruire un futuro migliore. Prendiamo come esempio i diritti delle donne, centinaia di anni fa sono iniziate rivolte per ottenerli ed è solo da pochi anni che si vedono i risultati delle loro battaglie. 



Esistono molti movimenti attivisti, fra i quali il Fridays  for future.

Chiamato anche FFF, Fridays for future è un movimento ambientale apartitico contro qualsiasi tipo di consumismo; il suo nome deriva dalle manifestazioni che vengono organizzate ogni venerdì.



Naturalmente tutti possono essere attivisti, ma soprattutto noi giovani dovremmo partecipare in modo attivo alla vita di tutti i giorni, perché ne va di mezzo il nostro futuro.

Spesso molte tragedie ambientali, sociali, politiche non interessano e ci rendono indifferenti perché, magari, si verificano in paesi distanti dai nostri. Ma se un giorno colpissero noi?

I disastri ambientali che definivamo “occasionali” si verificano sempre più costantemente e ben presto potrebbero devastare anche i paesi globalizzati, non solo i più poveri. Dovremmo quindi metterci in gioco e batterci per ottenere un giorno un futuro sicuro. Spargere la voce è creare piccole ribellioni è il modo migliore per iniziare.

Troviamo esempio nell’esperienza di una giovane attivista di Genova, Gloria Pallotta.

Gloria è un attivista di 23 anni che fa parte del movimento ambientale del Fridays for future e racconta di avere iniziato il suo percorso nel 2018, osservando per la prima volta attentamente le problematiche dei migranti.

-“Mi sono resa conto che una grossa fetta di immigrati migra a causa delle condizioni climatiche”-.

Da questa semplice riflessione ha iniziato la sua ricerca e e si è informata: “Ho notato che solo l’1% della popolazione più ricca emette il 50% dei gas serra, che 100 industrie producono il 70% delle emissioni mondiali”-

Ormai sono quasi quattro  anni che manifesta e combatte senza paura di farsi sentire, usando anche l’arte come forma di denuncia sociale, oltre alla parola.

-“L’attivismo mi ha dato tanto ma mi ha anche tolto qualcosa. La consapevolezza ha cancellato per sempre l’ingenuità che mi faceva vedere con sguardo positivo ma irrealistico il mondo”-.


-“Toglietemi tutto ma non il futuro”-

Una delle tante manifestazioni da lei organizzate è stata quella del 24 settembre 2021 nella quale urlò al mondo, addirittura senza vestiti, di lasciarle il futuro.

Per questo oggi lottiamo per il domani, per essere parte attiva del cambiamento.