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“Una questione privata”: un romanzo di follia amorosa e cavallereschi inseguimenti

“Una questione privata” è il romanzo che Beppe Fenoglio dedica alle vicende del partigiano Milton.

Il protagonista è una sorta di controfigura dell’autore stesso, tutti e due sono nati ad Alba e hanno fatto parte dello schieramento dei badogliani.

Fenoglio ha voluto utilizzare la sua esperienza tra i partigiani  per creare un racconto molto insolito, misterioso, “ un romanzo – come scrive Italo Calvino – di follia amorosa e cavallereschi inseguimenti come l’Orlando furioso e nello stesso tempo c’è la Resistenza” o ancora “ un libro di figure rapide e tutte vive, di parole precise e vere”.

Quando si parla di questi anni, solitamente ci si concentra a ricordare la carneficina delle camere a gas o i terribili campi di concentramento nei quali sono morte milioni di persone. E’ importante rammentare anche che sono esistiti i partigiani, uomini giovani, impavidi e coraggiosi, che hanno cercato di dare un grosso aiuto alla patria, ai propri parenti, amici e conoscenti.

Se pur in modo meno esplicito rispetto ad altri romanzi che trattano dello stesso argomento, Beppe Fenoglio riesce a fare della guerra il tema centrale, a far diventare la vita privata di Milton strettamente connessa al contesto storico in cui sta vivendo.

A causa di poche e quasi insignificanti parole pronunciate dalla governante della villa di Fulvia, la sua amata, Milton decide di partire e di compiere un viaggio folle solo per cercare Giorgio, un amico comune, e chiedergli spiegazioni in merito al suo rapporto con la ragazza.

E’ assurdo capire che tutti i pericoli che ha corso e le interminabili camminate, sono stati causati da due personaggi che non si palesano neppure una volta durante tutto lo svolgimento del racconto. L’amore e la passione che Milton prova nei confronti di Fulvia sono stati il motore scatenante di una guerra interna, scopppiata nel cuore del protagonista. E’ come se dovesse affrontare due nemici, uno è la lotta contro i fascisti e l’altro consiste in un conflitto interiore, che lo porta quasi a odiare Giorgio, che diventa involontariamente causa dei suoi affanni, dei suoi tormenti e drammi, nonché il più grande rivale in amore.

Egli sa che rischia in ogni istante la sua vita, eppure non si ferma, continua, nonostante tutti gli ostacoli.

Vive la guerra a modo suo, da un altro punto di vista, con un altro obiettivo, non tanto quello di salvare l’amico, ma di poter parlare con lui di Fulvia.

Da notare che, però, Milton non è solo, riceve l’aiuto di numerose figure, spesso donne anziane, che fanno di tutto per soccorrere, come possono, i partigiani, come se fossero le loro nonne. Un esempio da citare è la signora che Milton incontra alle falde di un’immensa collina che dà su Santo Stefano a Canelli, verso le dieci di sera. A quell’ora avrebbe già dovuto essere di ritorno a Treiso, dal suo amico Leo, invece non lo rivedrà più. A un certo punto, fortunatamente, vede un casolare nel quale viene ospitato da una donna gentile e premurosa, nella quale riesce a trovare un po’ di conforto, qualcuno con cui parlare e mangiare un piatto caldo.

Un’ altra persona, forse ancora più accogliente e socievole della prima, è quella che incontra a Canelli. La vecchia è ben disposta ad aiutare il giovane, indicandogli un sergente fascista che passava sempre per quelle strade all’ una o più facilmente alle sei di sera e che avrebbe potuto rapire e scambiare con Giorgio una volta giunto ad Alba. Inoltre gli prepara un grosso sandwich di pane e lardo affermando che non gliel’avrebbe “tirato” perchè i partigiani sono tutti suoi figli.

Purtroppo, però, durante il tragitto Milton è costretto a uccidere il sergente da lui catturato, pur essendo stato cortese con lui e avendo cercato di rassicurarlo in tutti i modi. Alla fine, stanco, rammaricato e dopo aver attraversato una nebbia molto fitta e strade ricoperte di fango, ritorna alla villa di Fulvia per avere più dettagli riguardo alla vicenda. Non sa nemmmeno lui cosa o chi stia cercando o ancora il vero motivo per il quale è tornato dove tutto è cominciato.

Dopo aver sentito alcuni spari, inizia a correre molto velocemente per evitare di essere ucciso, con gli occhi sgranati, perfettamente conscio della pace e della solitudine che lo avvolgono, per poi crollare a terra a un metro di distanza da un muro.

Beppe Fenoglio decide di lasciare la fine un po’ sospesa, non facendo capire al lettore se Milton sia morto oppure no. Si è soliti pensare che non sia veramente deceduto, anche perchè non si parla di sangue o colpi ricevuti. Forse ha solo avuto un mancamento a causa della corsa forsennata, finalmente si è fermato, nell’abbraccio del bosco che lo accoglie, amico.

In conclusione attraverso una storia, “una questione privata”, che apparentemente non c’entra nulla con la guerra, Beppe Fenoglio è riuscito a dar voce ai giovani che hanno militato in quegli anni atroci e sono stati privati della vita, degli affetti, della quotidianità.

 

Chiara Caputi