Oggi lezione di storia del giornalismo

Incontro al liceo D’Oria con la professoressa Marina Milan, docente universitaria di storia del giornalismo.
Di Stefano Memore.

Venerdì 29 marzo, il liceo D’Oria ha ospitato per una lezione speciale, dedicata agli studenti di 1B,  Marina Milan, docente di Storia del giornalismo presso l’Università di Genova. Un incontro che si è rivelato molto utile, in particolare per il nostro indirizzo con potenziamento giornalistico.

All’origine del giornalismo?  La curiosità!
La professoressa Milan ha esordito spiegando che, da sempre, molto prima di giungere al moderno giornalismo, l’uomo ha dovuto imparare  a comunicare e ad informare. Anzi…alcune parole che ci sembrano nuovissime, come “newsletter” sono invece molto antiche: le “lettere di notizie” circolavano già nel Seicento!

La leva che fa nascere  il giornalismo è la naturale curiosità, il desiderio di conoscere ciò che lo circonda da sempre contraddistingue l’uomo. Non è un caso che anche un bimbo di pochi mesi provi subito a esplorare il territorio che circonda il suo tappetino: è  uno sforzo di conoscenza connaturato e  irrefrenabile… ed è per questo che nessuna censura potrà mai, in nessun tempo e in nessun luogo, ostacolare completamente il desiderio di informazione.

Dai “novellari” manoscritti ai libri “a scrittura artificiale”

Un antenato dell’attuale giornale, erano i “novellari” manoscritti,  una sorta di raccolta di “avvisi” e lettere che riguardavano le novità sui più disparati argomenti,  per informare gli abbonati.
Ovviamente, la svolta per il mondo del giornalismo avvenne nel 1450, quando il tedesco Gutenberg inventò la stampa a caratteri mobili, utilizzando il torchio, particolare strumento che consentiva di “stampare” (con una pressa) l’inchiostro su un foglio innumerevoli volte. Grazie alla creazione di Gutenberg nasce l’era tipografica e con essa le tipografie.

E’ curioso notare che i primi libri a stampa – per essere apprezzati – dovevano imitare i libri manoscritti e utilizzavano perciò un carattere molto simile a quello scritto a mano, il carattere “gotico”. Si chiamavano “libri a scrittura artificiale”. 

La necessità di risparmiare spazio e carta (allora preziosissima) portava a stampare in formati più piccoli, quasi tascabili e con un maggior numero di righe per pagina: ecco l’origine della famosa “Bibbia a trenta righe”.

Un “best seller” genovese del Cinquecento

Poi nel Cinquecento si capisce che è necessario allargare il pubblico dei lettori… ma i contenuti non sono accessibili a tutti: è il momento delle sintesi, delle riduzioni, dei “bignami”… a Genova va a ruba un libretto compilato da Giovanni Balbi, a cui è intitolata l’omonima via, oggi sede delle facoltà universitarie umanistiche. E’ il Catholicon.  Sarà un successo internazionale!

Prezziari, Avvisi, Quotidiani e…. odierna comunicazione in rete: un’invenzione stupenda

In seguito nacquero i veri antenati del giornale: i giornali commerciali, in formato arrotolabile, “a sigaretta”,  contenente informazioni preziose per i mercanti. Inizialmente sono elenchi di merci e di prezzi, ma poi viene inserita qualche annotazione e i “Prezziari”, indispensabile strumento di lavoro per i commercianti, diventano “Avivsi”, che riportano anche alcune notizie “assolutamente spaventevoli” e utili, come un terremoto o un’epidemia. Da qui al giornale pubblicitario (con particolare pubblicità sugli ultimi libri stampati), al giornale letterario (con informazioni sui prodotti pubblicizzati) e infine al  giornale settoriale, dedicato ad uno specifico argomento, il passo è breve. Il primo quotidiano ad uscire – nel 1785 – fu il “Times” di Londra, forse ancora il giornale più autorevole del mondo. Il primo giornale di cronaca locale, gratuito e finanziato da piccole inserzioni a pagamento, si deve invece al veneto Gaspare Gozzi (fondatore della “Gazzetta veneta”), che fu anche il primo a voler parlare di politica in barba alla censura.

La censura  da sempre tenta di limitare la libertà di stampa, ma secondo la professoressa Milan – nella lotta tra chi vuole sapere e chi non vuole far sapere saranno sempre i primi a vincere… guidati da quell’insopprimibile istinto alla curiosità che è già vivo nei bambini di pochi mesi…

Galilei e De Biase: dai venti caratteruzzi alla bellezza sfavillante della rete
La professoressa Milan ha concluso il suo discorso con due riflessioni, molto lontane nel tempo e nello spazio, ma molto simili nei contenuti: il grande scienziato Galileo Galilei aveva intuito l’importanza della carta stampata per la circolazione delle informazioni e nel 1632 scriveva: “Ma sopra tutte le invenzioni stupende, qual eminenza di mente fu quella di colui che s’immaginò di trovar modo di comunicare i suoi più reconditi pensieri a qualsivoglia altra persona, benché distante per lunghissimo intervallo di luogo e di tempo? Parlare con quelli che son nell’Indie, parlare a quelli che non sono ancora nati né saranno se non di qua a mille e dieci mila anni? E con qual facilità? Con i vari accozzamenti di venti caratteruzzi sopra una carta”.

Nel 2015 un autorevole studioso ed esperto di innovazione come Luca De Biase invitava a non demonizzare Internet, ma a coglierne le infinite potenzialità : la bellezza sfavillante della rete sta proprio nella sua allusione incessante, irrinunciabile, alla realizzabilità di ciò che non si credeva possibile “