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IL FASCISMO E LA GUERRA, RACCONTATI DA UN’ADOLESCENTE (DEL ’35)

Maria Dalla Casa era adolescente durante la guerra e ha vissuto i bombardamenti e il fascismo. Oggi madre e nonna, ha raccontato la sua esperienza al microfono della nipote Chiara, che oggi ha la stessa età che aveva lei quando i palazzi di Bologna crollavano sotto le bombe degli alleati. Maria ne ha viste tante e ne ha ancora tante da dire. Un’intervista intima, in cui Maria parlava con gli occhi chiusi, come se tutti i ricordi le scorressero davanti, proprio come un fiume. Ho voluto intervistare una persona a me tanto cara che ne ha viste tante e ne ha ancora tante da dire.

Quando sei nata?

3 marzo 1935, a Bologna.

Che scuola elementare hai frequentato e com’era ai tempi del fascismo?

Ho frequentato la scuola Ercolani vicino porta San Vitale e San Donato, una scuola gestita dalle suore , la maestra era quindi una suora che indossava un cappello con grandi falde dall’aria molto severa. Il regime ci imponeva di indossare la divisa scolastica costituita un grembiule bianco  e un colletto di pizzo  sovrapposto (per i maschi un grembiule nero), e durante la ginnastica indossavamo una mantella e gonna larga entrambe nere e una maglietta bianca. A tal proposito mio padre antifascista non la voleva comprare , allora mia mamma che non voleva che avessi problemi me le acquistò di seconda mano. Studiavamo italiano, matematica, storia e geografia, ma la mattina prima di iniziare la maestra controllava che fossimo pulite (in particolare le unghie) e in ordine e durante le lezione c’ era molta disciplina … nonostante tutto una compagna mi sporcò tramite il pennino con dell’ inchiostro nero apposta il grembiule … a proposito come dotazione avevamo appunto un pennino, l’ inchiostro e un quaderno, i libri erano tre : italiano, matematica, storia e geografia un unico volume … mio padre mi comprò anche un atlante , un acquisto molto pregiato per l’ epoca. Nei libri era presente la “propaganda” e anche durante le lezioni … infatti ci facevano ascoltare tramite un altoparlante che amplificava la radio i discorsi in diretta del duce che dovevamo poi riassumere e commentare … me li ricordo noiosi e complicati … ero solo una bambina .

Come era la situazione economica della tua famiglia a quei tempi ?

Prima della guerra stavamo bene perché il mio papà era un artigiano di successo, era un bravissimo calzolaio che faceva le scarpe su misura e aveva molti clienti benestanti , ma con lo scoppio della guerra gli affari  sono cessati, e ci diedero una tessera con la quale potevamo ritirare degli alimenti che comunque non bastavano e quindi compravamo un po’ di pane sul mercato nero,quando arrivarono i tedeschi  rastrellarono tutti gli uomini in buona salute per mandarli a lavorare in Germania, ma mio padre non ci andò : il suo mestiere lo salvò in quanto doveva riparare le scarpe e gli stivali dei tedeschi senza essere pagato, in cambio gli davano un pezzo di pane nero, molto strano per noi che mangiavamo solo pane bianco … mio padre quando scoppiò la guerra comprò del pellame  con i risparmi pensando che poi una volta finita tutti avrebbero avuto bisogno di scarpe , ma i tedeschi gliela portarono via .Comunque un mio parente per paura di essere deportato in Germania si tagliò due dita … ricordo che girava fasciato me lo dissero a guerra finita .

Cosa ti ricordi dei bombardamenti ?

Prima che arrivassero le bombe passava un aereo che chiamavamo Pippo che precedeva il bombardamento, quindi andavamo in cantina e da lì sentivamo i fischi delle bombe e avevamo paura, mio padre una volta rimase prigioniero in un rifugio, bloccato dalle macerie del palazzo bombardato, riuscì comunque a liberarsi, ma da quel momento non utilizzammo più i rifugi di guerra, inizialmente la cantina con soffitto a volte, ma per la presenza dei topi neanche più quella e stavamo in casa speranzosi che il palazzo che si trova vicino a un importante ospedale (il Sant’Orsola) non venisse bombardato, di solito gli alleati non miravano agli edifici aventi sul tetto disegnata una croce rossa, e così è stato.

 

Di Chiara Santagada