Sguardi Persi  

 

 

 

Sdraiato, annoiato, assopito,

davanti alle immagini che scorrono inesorabili;

resto quasi distratto, attonito,

ma ecco,

apparire ai miei occhi

un mare sterminato

con un barcone fatiscente

zeppo di esseri umani, sfigurati,

che hanno perso le sembianze di uomini,

rannicchiati in grandi teli argentati

per ripararsi dalle lame della fredda salsedine,

che, prepotente, sferza i lori volti,

schiaffeggiandoli due volte.

Un carnaio di dolente umanità,

 si stringe ancora più fitto

per sconfiggere il freddo,

la solitudine, la paura dell’ignoto.

I loro visi sembrano bucare

il video e, quasi scivolarti addosso,

per implorare aiuto,

velati di mansueta malinconia,

ove si staglia un sorriso surreale,

contornato da quei denti bianchissimi

che ne illuminano tutto volto.

A tal vista,

resto basito,

attanagliato da infinita vergogna:

io, qui beato, protetto dal mio tetto,

coccolato dalle mie calde mura,

eppure, non resto illuminato

da quel loro sorriso d’incanto!

Li immagino

con il cuore pieno

di speranza, che li spinge a raggiungere

il loro tanto agognato “Eden”.​

Forse, chissà, ritengono l’approdo, quasi,

un prolungamento della loro terra natia:

quanta sconfinata, amara delusione:

non è la loro terra,

è terra d’altri!

Si sentono degli intrusi,

degli estranei da tollerare,

da evitare perfino con lo sguardo;

guardano i loro teneri virgulti

che stringono al petto attoniti e spaventati

da quella nuova realtà tanto concitata;

i loro cuori restano impotenti e dilaniati,

non si sentono più  né padri, né madri:

sono solo delle ombre che cullano altre ombre,

in balia di una incontrollabile e sterminata tormenta di onde!

Enrico Raniolo IVA Liceo Classico  Istituto “G. Carducci” Comiso (RG)