Intervista a Don Angelo Casarano

Oggi in esclusiva per voi abbiamo incontrato Don Angelo Casarano, 26 anni, sacerdote della parrocchia di Sant’ Ugo nel quartiere Serpentara di Roma da circa tre anni, proveniente da Casarano, in Puglia, provincia di Lecce.

Innanzitutto, lei che è sacerdote di una parrocchia di periferia, come vive il proprio rapporto con la fede e con la comunità cristiana che frequenta Sant’Ugo?

Semplicemente, io partirei nel risponderti con uno dei principi cardine del cristianesimo, secondo cui l’amore di Dio si manifesta nell’amore verso il prossimo. Io vivo la mia fede, qui in parrocchia, attraverso le storie delle persone che me le raccontano, le quali, confessando i loro problemi e parlandomi della loro vita in periferia non sempre facile, lasciano trasparire una grande umanità.

E’ tramite queste relazioni che riesco a percepire la presenza di Dio.

In che modo pensa che la fede possa dare un contributo alla società di oggi?

Aiutando le singole persone a ritrovare una dimensione della vita più profonda, spirituale, che vada oltre ciò che è meramente visibile e materiale, ricercando un contatto più intimo con se stessi.

Dunque, quali sono i maggiori problemi che affliggono il nostro tempo, secondo lei, e in che modo l’istituzione religiosa, a partire dalle piccole realtà parrocchiali, potrebbe intervenire per migliorare le cose?

Secondo me uno dei principali problemi è quello che accennavo prima e riguarda la dimensione interiore dell’uomo. Egli infatti sta perdendo i contatti con se stesso, impegnato com’è

nell’inseguire le proposte superficiali del mondo di oggi, e sta smarrendo dei punti di riferimento più concreti e più intimi, che la Chiesa può aiutare a ritrovare nella scoperta di una dimensione trascendente.

Dunque, quali principi cristiani sono i più importanti da mettere in pratica nel proprio piccolo, per contribuire a una società migliore?

Io mi appellerei alle tre virtù citate nel Nuovo Testamento: la fede, la speranza e la carità.

Non per dare una risposta banale qualsiasi, ma per le seguenti motivazioni che ti elencherò adesso.

Innanzitutto grazie alla fede si scopre che non si è soli, e la solitudine è un altro grande problema del nostro tempo: siamo iperconnessi, ma estremamente soli, in quanto sempre di più le relazioni interpersonali mancano di spessore e autenticità.

La carità invece, aiuta perché l’amore da senso alle relazioni: l’uomo, se ama, è felice.

Infine la speranza, ultima ma non meno importante, è quella che ci spinge nell’andare avanti come cristiani e come uomini, consapevoli che la nostra meta è su un’altra “Terra”.

Infatti a differenza di ciò che sosteneva Sartre, dicendo che“l’uomo nasce per caso”, l’esistenza umana per noi non è casuale, vi è un fine ultimo a tutto ciò.

Quali iniziative sono state avviate nel concreto dalla Chiesa di Sant’Ugo, attualmente, in difesa e supporto dei più umili e deboli nella società di oggi, tra cui migranti e senzatetto?

Mi vengono in mente adesso cinque iniziative principali ora attive,tra cui “La Casa del Pane”,

un centro di accoglienza provvisorio per migranti, in cui vengono organizzati corsi di italiano o finalizzati ad imparare qualche lavoretto, il quale permette loro di trovare una propria autonomia una volta ricevuto il permesso di soggiorno.

Poi abbiamo la “Caritas Parrocchiale”, che fornisce viveri e pasti ai poveri e ai senzatetto del quartiere, e il “Centro D’Ascolto”, in cui si fornisce loro consulenza e li si aiuta a trovare un impiego.

Sempre a favore degli ultimi abbiamo poi il “Gruppo amici-insieme”, rivolto a persone con disabilità, che possono passare del tempo insieme e divertirsi con alcuni educatori, e “Basta Poco”, che consiste in un gruppo di volontari che va a fare compagnia a casa di persone sole e anziane.

Secondo lei, quali sono i principali motivi per cui i fedeli oggi stanno subendo un netto calo, e quanto questo fatto dipende dall’impossibilità, per molti, di riconoscersi in un’istituzione religiosa considerata in parte corrotta e distante dai principi della Chiesa originaria?

Intanto vorrei ricordare che la Chiesa, istituzione che noi crediamo accompagnata da Dio, è comunque gestita e composta da uomini, che, in quanto tali, non sono esenti da peccato.

Basti ricordare che gli stessi apostoli nel Vangelo, i quali sembravano pendere dalle labbra di Gesù, commettono vari errori, per esempio si può pensare al tradimento di Giuda.

Insomma, la Chiesa fin dalle origini è stata un’istituzione fragile, sono infatti sempre stati presenti contrasti interni, si sono sviluppate varie eresie, si è rinnegato Dio per paura delle persecuzioni ecc. Oggi il male risalta ancora di più, in quanto l’istituzione cristiana, rimasta una delle poche a predicare i valori dell’umiltà e della fratellanza, è la prima spesso a non metterli in pratica, ed è questo che ha generato una grande sfiducia nei fedeli, i quali si sono progressivamente allontanati.

Considera Papa Francesco in grado, attualmente, di portare a un radicale cambiamento l’istituzione religiosa così come la conosciamo per riavvicinarla ai fedeli?

Papa Francesco per la Chiesa in generale ha rappresentato una boccata d’aria fresca, con la sua schiettezza ha mosso spesso critiche costruttive dall’interno che lo hanno fatto apparire spesso scomodo. L’unico rischio nel quale si può incorrere sembrerebbe però di porci in un atteggiamento di pesante giudizio verso coloro che peccano, considerandoci in quel momento migliori di loro. Invece bisogna sempre rimanere nell’umiltà e considerare che essere umani presuppone commettere errori, agendo come Gesù, nella condanna irrevocabile del male in quanto tale, non delle persone che lo hanno commesso, le quali un giorno potranno anche essere perdonate dal Signore.

Insomma, c’è ancora una speranza nella Chiesa di oggi, e con quali gesti concreti si potrebbe riconquistare la fiducia dei fedeli?

La speranza risiede ancora in tutte quelle piccole realtà in cui il “bene” continua a lavorare nascosto, lontano dagli schermi, in tutte quelle persone di buona volontà che ancora si dedicano ad aiutare gli umili, in una società in cui l’egoismo cresce ogni giorno di più. Inoltre alcuni passi concreti sono già stati fatti dal Papa nella denuncia degli abusi, della questione economica e in tanti altri campi, ma poi sta agli interessati smettere di commettere queste azioni.

Oggi anche il numero delle iscrizioni ai seminari, è in calo. In quale modo spiegherebbe questo crollo di vocazione, e per quale motivo Lei ha deciso di effettuare questo cammino spirituale. Ancora ne è convinto?

Secondo me non c ‘è stato alcun crollo di vocazione, la chiamata di Dio continua ad arrivare, il problema è metterci in ascolto e non dimenticare che la scelta del sacerdozio, come io stesso riconosco, è molto difficile se non si è convinti, bisogna essere disposti a soffrire una dimensione personale di solitudine nel cuore, nonostante si sia circondati perennemente da altre persone che ti danno tanto, e poi è un lavoro che, se fatto bene, non ha un orario d’ufficio, devi esser disponibile sempre e comunque. Sarebbe una scelta di vita umanamente inconcepibile se non esistesse una forza soprannaturale a spingerti avanti, è una sensazione che si vive sulla propria pelle, ma che trova conferma ogni volta che si svelano dei misteri nella vita delle persone che incontriamo,la cui esistenza a volte subisce delle svolte e dei cambiamenti in positivo che solo con la fede si possono spiegare e ai nostri occhi non possono essere coincidenze.

Inoltre, ricorda, radicalità è felicità. Nella vita per essere soddisfatti si deve accettare anche la dimensione del sacrificio e della rinuncia, se no non si arriva da nessuna parte.

Serena D’Arcangelo VI