Alla caserma Lungaro in ricordo delle vittime di mafia.

Una mattinata all’insegna dell’educazione alla legalità l’abbiamo trascorsa insieme ai miei compagni e alle mie maestre alla caserma Lungaro di Palermo. La prima cosa che abbiamo visto è stata una teca con dentro i resti della macchina della scorta del giudice Giovanni Falcone nella quale, oltre a lui e alla moglie Francesca Morvillo, quel fatidico 23 maggio 1992 nella strage di Capaci, morirono anche gli agenti di scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Giovanni Falcone fu uno dei magistrati che si occupò del maxiprocesso alla mafia che iniziò il 10 febbraio del 1986. Fu il trionfo dello Stato: la mafia per la prima volta nella storia d’Italia, infatti, fu messa in ginocchio. Furono, per l’esattezza, 350 le udienze, 1315 gli interrogatori, 635 le arringhe difensive, 200 gli avvocati difensori, 475 gli imputati, 2665 gli anni di carcere inflitti. Il giudice Giovanni Falcone nacque nel 1939 a Palermo, conseguì il diploma al liceo classico, si laureò in giurisprudenza e poi vinse il concorso in magistratura. La sua lotta contro la mafia ebbe una svolta quando, affiancato dal giudice Paolo Borsellino, ottenne un lavoro sotto la guida di Rocco Chinnici. Paolo Borsellino era anche lui un magistrato che lottava contro la mafia. Pure lui, purtroppo, venne ucciso con lo scoppio di una bomba che fu messa in una macchina sotto casa di sua madre in via d’Amelio il 19 luglio del 1992. Assieme a lui morirono anche gli agenti della sua scorta Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi e Claudio Traina.

Durante la visita alla caserma Lungaro, abbiamo avuto modo di ascoltare la testimonianza di Tina Martinez, moglie dell’agente Antonio Montinaro, capo scorta di Giovanni Falcone, che ci ha descritto com’è avvenuta la strage di Capaci facendo vibrare le corde della nostra sensibilità.

Stefania Maria Glorioso

I.C.S. “G.Verdi”- Classe  V A