Voglia di ricordare, ne abbiamo?

Gli studenti delle classi quinte e quarte del liceo Avogadro, il 29 gennaio 2019 si recano al Cinema King di Roma, per assistere alla proiezione del film “Quando scoprimmo di non essere più italiani”, in occasione della giornata della memoria. Una giornata della memoria in cui non tutti gli studenti se la sentivano di “ricordare”.

Il documentario spiega e illustra cosa è stato l’ olocausto, seguendo un preciso percorso: si parte dalle interviste ai sopravvissuti, dai loro racconti, per poi concludersi con un’intervista agli attivisti del movimento politico di “Casapound”, durante una loro manifestazione.

Nel documentario, ai giovani manifestanti vengono fatte delle domande sulle responsabilità del partito fascista e del “duce” circa i fenomeni dell’ olocausto e delle leggi razziali.

Qualcuno condanna questi comportamenti, ma mai pienamente: gli intervistati riconoscono delle motivazioni sufficienti e giuste perché tali eventi fossero accaduti.

Durante la proiezione di questa ultima parte, un giovane studente presente in sala, attivista di “Casapound”, non ha potuto resistere: si è alzato e se n’è andato.

Un ragazzo affascinato dallo spirito coinvolgente, dalla potenza e dal forte nazionalismo dell’ideologia fascista, base del movimento politico di cui fa parte, ma dall’ altra parte non era in grado di riconoscerne, oltre ai trionfi, anche gli errori, soprattutto nel momento in cui questi sono stati di una certa rilevanza (le leggi razziali, il contributo alla “Shoa”).

Il giovane studente non voleva ricordare, non voleva ricordare neanche i grandi errori dell’umanità, come questi.

La giornata della memoria è riconosciuta ufficialmente dallo stato italiano, ciò significa che tutto lo stato italiano, tutti i cittadini e tutte le autorità riconoscono di aver sbagliato in passato, si prendono le responsabilità delle azioni commesse e le condannano.

Ma qualcuno ancora non comprende, prova a mettere in discussione certi errori del passato, universalmente riconosciuti, come l’atrocità di eventi simili e ancora qualcuno non vuole comprendere.

Irene Vettiyadan